Dimenticatevi le buche e accelerate sui dossi. Sì, siete su una Porsche 911
Negli anni ’60 e per buona parte dei ’70 la Porsche 911 dominava le classifiche dei rally. A ben ricordare, fu proprio una 911 a conquistare il Rally di Montecarlo per tre anni di fila, dal ’68 al ’70. Qualche anno dopo sarebbero arrivate le Gruppo B esasperate, poi le borghesi e più sicure Gruppo A, auto che oggi, a vederle, ci fanno ancora sangue, come nel caso della Lancia Delta Integrale. La 911 sarebbe dunque stata relegata al ruolo di “sportiva di tutti i giorni”, o tuttalpiù alla pista.
Per guidare una Porsche ti servono i Persol di Steve McQueen
La Porsche 911, in realtà un suo derivato, ha anche gareggiato nel deserto (la mitica 959 in livrea Rothmans vinse la Parigi Dakar nel 1986, tanto che ne fecero uno splendido modellino), e in anni più recenti, precisamente nel 2007, nel Transsyberian Rally, una gara che solo a pensarci ci si sente male, finendo prima nella sua categoria e nona nella classifica generale, battendo auto molto più recenti e tecnologiche tra cui una Cayenne preparata direttamente da Porsche.
Ora la “Safari”, una 911 che all’apparenza si limita a sospensioni rinforzate, gomme da fuoristrada o dual sport, qualche placca di rinforzo qua e là e accorgimenti estetici come roof rack e fari supplementari, ma che in realtà richiede una preparazione decisamente più complessa, la si può ordinare da alcuni preparatori specializzati, incaricandoli di trovare la donor car o portando loro la propria 911 raffreddata ad aria. Leh Keen ne ha già realizzate quattordici (un numero che qualcuno di voi, più vicino di noi agli ambienti Porsche potrà smentire scrivendoci che no… sono quindici o sedici), una più bella dell’altra partendo da 911 SC, Carrera 3.2, 964. Persino da una ambita e poco diffusa Carrera 3.2 con cambio G50, auto che tanti considerano un punto d’arrivo nella propria vita di collezionisti.
Come si legge dalla testimonianza di Matt Farah, il proprietario della 3.2 G50 in questione, la Safari alla guida è una vera 911: l’assetto rialzato e le ruote a spalla alta non tradiscono il feeling di guida e il comportamento è – con i dovuti accorgimenti – lo stesso che ci si attenderebbe dall’auto di serie. La differenza la percepisci quando incontri una buca che avrebbe messo in difficoltà la 911 e invece, sulla Safari, te ne accorgi appena. I dossi artificiali diventano addirittura un divertimento dal momento che portano a accelerare e a staccare le ruote da terra per qualche centimetro. Il giornalista americano definisce la 911 Safari “la migliore auto da città che si possa comprare”.
Il libro che non ti può mancare se sei un Porschista coi fiocchi o un aspirante tale.
Pur non avendone mai viste in Italia, non possiamo giurare che qualche fortunato collezionista non ne nasconda una in garage. Tra qualche anno, le Safari, così come le Singer, potrebbero costituire la nuova frontiera del collezionismo Porsche. Nel frattempo, noi “collezioniamo” immagini e video.
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Images and video: courtesy of Porsche, Road and Track, Hemmings Motor News, 964_in_ny (Instagram profile), Kelly Moss
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