Ciao Massimiliano Maria Longo, hacker della vita con i motori nel cuore.

– di Cesare Sasso

Su Rust‘n Glory si celebra spesso qualcuno che non c’è più. Maestri di stile, eroi di qualche schermo più o meno grande, motoristi dal gusto sopraffino. Gente giusta, con la quale la lettura ci suggerisce un’affinità di intenti, di gusti e di sentimenti spesso più idealizzata che reale.

Oggi facciamo la stessa cosa, ma diversamente. Celebriamo non un divo del cinema, non un professionista del volante o del manubrio, non un king of cool. Celebriamo un amico con cui abbiamo condiviso qualche chilometro in moto o in macchina e qualche vittoria – la sua – nelle sprint race.

Ci lascia Massimiliano Maria Longo, uno di noi. Uno a cui potevi telefonare dopo mesi di silenzio radio, e ti avrebbe aiutato come se lo avessi lasciato al bar la sera prima. Uno che appena poteva inforcava il suo Teneré 3AJ verso una strada poco battuta e che, se c’era da mettere a repentaglio la frizione della sua H-D Sportster per uno sparello sul quarto di miglio, non si tirava indietro (e ci sapeva pure fare).

Massimiliano, la sua malattia, l’ha presa in giro come a un tavolo da gioco.

I motori nel cuore e nelle vene, ma con la testa in mille altre cose. Basta guardare la bio sui profili social, più calzante a un ragazzo prodigio di Silicon Valley che ad un creativo della comunicazione di Salerno trapiantato a Milano.

E creativo, Massimiliano, lo era davvero. Nelle campagne di comunicazione (sapeva rendere divertente anche la progress page di WeTransfer, giocando con la silhouette di un vecchio Defender), dove spaziava dalle auto ai diamanti passando per i servizi postali e altre cose un po’ più o un po’ meno romantiche, ma anche quando c’era da presentare al mondo la Ducati da sparo dei Milano Cafe Racers, con cui abbiamo difeso i colori meneghini nel campionato internazionale di accelerazione sul quarto di miglio Sultans of Sprint. Quella volta Massimiliano stava ai box, rimboccandosi le maniche anche se non guidava lui. Anche solo tenendo d’occhio il cronometro e dando il tempo a tutti mentre nei dieci minuti regolamentari i ragazzi spostavano un disco frizione bollente da una moto ad un’altra. Una smania di fare, di esserci, di dare significato anche alla meno importante delle cose da fare ad un festival, ad una competizione pseudo amatoriale o ad un raduno di beneficenza.

Non ricorderemo Massimiliano per qualche foto epica, magari nel deserto con la sua Tenerona, su una lingua di asfalto di 400 metri con la ruota anteriore della sua Miss Orange targata Napoli sollevata o con il V-Rod (ebbene sì, la leggenda tramanda che pure lui una volta diede una sonora culata per terra). E nemmeno tutto inamidato sulla 500 Giallo Positano alla partenza del Distinguished Gentleman’s Drive.

Ci sono anche quelle, tante belle fotografie per la verità che testimoniano una vita piena. Ma il regalo che ci ha fatto Massimiliano va molto oltre. Il Cinghiale, come lo chiamavano noi, ci ha fatto vedere che una diagnosi – per quanto infame – è una cosa su cui puoi provare a sperimentare. Se non fosse che siamo scossi e tristi di averlo dovuto lasciar andare potremmo dire che la malattia lui l’ha tirata scema e ci ha giocato fino all’ultimo. Guadagnando mesi – probabilmente anni – a modo suo. Inventandosi qualcosa, provando un nuovo trattamento, dando credito a qualche studioso magari meno “luminare” ma più illuminato. L’ha presa in giro come ad un tavolo da gioco, dove nonostante un giro di carte piuttosto gramo lui ha rilanciato invece di passar la mano. Professionalmente, prendendo parte a iniziative anche lontane dal mondo che conosceva, e nelle passioni, diventando viaggiatore overland tra una chemio e l’altra e approdando pure all’auto d’epoca, lui che aveva sempre la mente nel futuro e in un momento della vita in cui qualche comodità gli sarebbe stata un po’ di conforto, che usava come daily driver.

E allora ciao Massimiliano, fiero e beffardo col tuo Borsalino in testa e i lunghi capelli raccolti che spesso e volentieri facevano invece capolino da un casco integrale. Grazie per averci fatto capire che la vita è un casino ma non per questo ti devi limitare, come quando meno di un anno fa da Ambassador Teneré hai corso il Deus Swank Rally di Sardegna. Grazie di non aver mai accettato un no in un frangente in cui tanti non hanno neppure il fiato di rispondere. E grazie di aver sempre avuto un commento sagace per tutti, come quando hai definito chi scrive come “il tuo copy mancato”. Una battuta, come altre, che mi segue ogni volta che apro Word.

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