La Datsun 280Z “Black Pearl” è un tesoro d’oriente

Eccone una delle 1.500 prodotte, 100.000 km e mai restaurata a scherno delle altre 1.499, gran parte delle quali oggi arrugginisce negli sfascia carrozze o in fondo a qualche pozza d’acqua. La “Black Pearl” è l’ultima delle 280Z, la fortunata serie delle Datsun Fairlady con cui il marchio (Datsun, oggi Nissan) ha conquistato gli sportivi di tutto il mondo. È infatti del 1969 la prima e mitica 240Z, 2.400 cc, 6 cilindri in linea e trazione posteriore. Una conformazione classica tedesca (vedi BMW) e un’estetica che strizza l’occhio alle Inglesine come la MG B GT. E c’è chi dice, mentendo, che la Datsun 240Z fu la prima nipponica sportiva perché i giapponesi fino ad allora producevano utilitarie piccole e grandi. Forse gli inconsapevoli in questione non sanno che Toyota, nel 1967, aveva già presentato la 2000 GT, un’auto rivoluzionaria con tanto di motore progettato in joint venture con Yamaha e talmente bella da ricordare la Jaguar XKSS di Steve McQueen.


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Ma torniamo alle Datsun Fairlady. 240Z nel 1969 (2.400 cc), 260Z nel 174 (2.600 cc) e 280Z nel 1975 (2.800 cc). 280Z “Black Pearl” nel 1878, l’ultimo anno di produzione delle Fairlady prima della decisamente più moderna (e meno affascinante) Nissan 280ZX. A parte i cavalli in più grazie all’alesaggio e alla corsa maggiorati, le Datsun Z hanno in comune il motore, la trasmissione e la scocca. Vale la pena ricordare che la 280Z fu però la prima della serie a montare l’iniezione diretta di benzina Bosch L-Jetronic e che alcuni esemplari, come quello in foto, sono dotati del cambio a 5 rapporti che consente di scaricare a terra in maniera decisamente più efficace dei largamente diffusi manuale a 4 velocità e automatico a 3 i 170 cv di potenza massima e i 240 N·m di coppia.

Come le moto giapponesi, sul finire degli anni ’60, fecero invecchiare di colpo le concorrenti europee quando sbarcarono oltreoceano, così le Datsun Z rappresentarono un enorme passo avanti dal punto di vista tecnico rispetto a quanto il mercato avesse proposto fino a quel momento.

La Black Pearl è la prima Fairlady prodotta in colore nero, questo perché in Giappone il nero è associato con la fine della vita terrena, con il lutto e, di conseguenza, con la sfortuna. Datsun prese però ispirazione dai mercati occidentali, in particolare dagli Stati Uniti nei quali i produttori giapponesi sono sempre andati  forte, dove le auto nere sono invece considerate eleganti e, quanto si tratta di auto sportive, le più aggressive e performanti. La Black Pearl si distingue anche per le strisce argento e rosse che corrono lungo il cofano e il tetto, per il doppio specchietto e per gli interni ispirati alle Gran Turismo europee.

L’esemplare che ammiriamo nelle foto vanta ancora la colorazione originale, circa 100.000 km di percorrenza (61.282 miglia), il cambio a 5 marce. È all’asta da Mecum i cui esperti stimano che possa raggiungere un valore di scambio tra i 100.000 e i 200.000 dollari. Esteticamente mortificata dai bumper necessari all’omologazione negli Stati Uniti, si tratta di uno dei pochi esemplari (si stima 500) che varcarono l’Oceano.

– Redazione Rust and Glory

Images courtesy of Mecum

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