Il mondo è casa mia. In conversazione con Anne-France Dautheville

Anne-France Dautheville fu la prima donna francese a viaggiare intorno al mondo su una moto. Nel 1973, percorse oltre 20.000 km su una Kawasaki 125 ma quello fu solo l’inizio.

L’intervista è stata condotta dalla giornalista inglese Jessie Jobst per Garagisme. Jessie, ispirata dalla vita e dalle avventure di Anne-France Dautheville, ha intrapreso a sua volta un viaggio intorno al mondo su una BMW R Nine T. Le foto sono di Anne-France Dautheville.

“Il 1° novembre 2019 ho lasciato New York City e la mia vecchia vita per girare il mondo in sella alla mia moto. Un’avventura che sognavo da quando, a poco più di vent’anni, avevo letto per la prima volta di Anne-France Dautheville, la prima donna a fare il giro del mondo da sola. Ero una giovane creativa che lavorava a Londra, e lei è stata la musa ispiratrice del mio progetto. Colpita dalla sua eleganza e dal suo successo, ho giurato a me stessa di provarci. La sua serietà, il coraggio e le avventure poetiche hanno toccato una corda dentro di me e ispirato una nuova direzione nella mia vita. Da allora, Anne-France è diventata una cara amica.” – Jessie Jobst

Jessie Jobst: Lasciare tutto ciò che conoscevo e che avevo costruito è stato un salto quantico. La libertà spaventa se non la si è mai provata del tutto! Mi sentivo come se mi fossi liberata dalla gabbia delle aspettative sociali e mi fosse stata improvvisamente donata l’opportunità di vagabondare ovunque avessi scelto. Un’esperienza che può paralizzarti o elevarti.

Anne France Dautheville: La prima occasione per cambiare la mia vita è stato il viaggio insieme ad altri da Parigi a Isfahan, in Iran. Ero l’unica donna in moto, e ho imparato due cose: sono fatta per viaggiare da sola e devo essere in grado di scegliermi la moto: quella era una Guzzi 750 enorme, pesante come un elefante.
Essendo un Ariete, agisco senza pensare, e a volte capisco il perché solo anni dopo. Sono partita per il viaggio perché pareva che la mia vita non avesse più senso, e allora? Adoravo andare in moto, il mondo era una prateria da conquistare. Ero come un gatto quando si apre la porta: prima corre, poi osserva!

Jessie Jobst: La mia esperienza di viaggiatrice solitaria si è rivelata un’arma a doppio taglio: la più profonda libertà, l’apprendere come vivere il momento presente e il fatto che la situazione possa improvvisamente cambiare hanno richiesto un certo adattamento. Il lungo tempo trascorso sulla strada tutti i giorni mi ha però permesso di lasciare andare il controllo e il continuo confronto con le aspettative che mi ero creata.
Dopo avere attraversato la prima catena montuosa in Messico, sono stata consigliata di non percorrere le strade dirette da lì a Città del Messico. Quando ho chiesto perché, la risposta è stata che ero una donna che viaggiava da sola. Dopo averci riflettuto, ho ignorato il consiglio e ho raggiunto la mia destinazione senza problemi. Ho imparato che tra le tante persone che incontri lungo il tuo viaggio, molte di loro non capiscono perché tu abbia mai scelto di vivere un’avventura del genere. Si tratta sempre di bilanciare le proprie scelte e la proiezione delle paure altrui.

Anne-France Dautheville: Ai miei tempi, le persone in viaggio non mi dicevano mai che fosse pericoloso; sapevano che una donna sola è coraggiosa, poi rispettata, protetta, e che troverà sempre qualcuno pronto a darle una mano. Forse la TV o Internet raccontano oggi storie orribili che alcuni potrebbero prendere per vere.


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Jessie Jobst: Penso che la connettività di oggi abbia risvolti sia positivi che negativi: da un lato, si prova un senso di sicurezza sapendo di poter cercare aiuto o chiamare una persona cara, dall’altro non si sa mai davvero che cosa voglia dire restare veramente soli. Certamente, viaggiare prima che esistessero telefoni cellulari e sistemi GPS richiedeva un’ulteriore dose di coraggio.

Anne-France Dautheville: Adesso ho un cellulare: telefona, nient’altro. Resta chiuso nella mia borsetta, usato solo per dire che potrei essere un po’ in ritardo. Sono nata ai tempi delle mappe cartacee e, ancora adesso, sono le mie preferite. Il mio modo per trarmi d’impaccio è sempre stato quello di chiedere alle persone di aiutarmi, e se non c’era nessuno, di aspettare che qualcuno arrivasse. Il fatto di relazionarmi ha fatto sì che tutti si rivelassero amichevoli, a maggior ragione perché ero una donna sola che viaggiava da sola.

Jessie Jobst: Uno dei migliori consigli che ho ricevuto alla partenza è stato quello di non leggere le notizie e, con l’andare dei giorni, ho iniziato a trovare conforto nell’essere una donna che viaggia da sola. Contrariamente a quanto la gente potrebbe pensare, la mia vulnerabilità è diventata la mia più grande risorsa. La libertà e la solitudine della strada creano una maggiore connessione con il mondo e ti aprono a interagire con l’umanità e con i luoghi a un livello più profondo. Mentre ero in Messico, sono salita in cima a una delle piramidi di Teotihuacan, costruita in onore del femminino. Sono rimasta per un po’ immobile ad assorbire l’energia della pietra sacra e a godermi un senso di soddisfazione per ciò che avevo appena conquistato: avevo completato indenne la prima fase del mio viaggio; sembrava, inspiegabilmente, che l’antica pietra mi stesse sollevando, rimettendomi a terra dolcemente, quasi mi volesse collegare a qualche forma di vita lontana.

Anne-France Dautheville: Nel 1981, ho girato il Sud America su una Honda 250 ma non sono andata in America Centrale o in Messico. Quello che tu hai provato su quella piramide, io l’ho vissuto nel Machu Picchu peruviano: sciogliersi nella pace di un luogo magico addormentato. Come sulla cima dei grandi Buddha del Bamyan in Afghanistan, come su Ayers Rock in Australia. Come nella cattedrale di Vezelay in Francia…

“Il mio modo per trarmi d’impaccio è sempre stato quello di chiedere alle persone di aiutarmi, e se non c’era nessuno, di aspettare che qualcuno arrivasse.”

Jessie Jobst: A un certo punto, in Guatemala, mi sono persa nell’oscurità e, nonostante il panico iniziale, è stato sorprendentemente gratificante… Era una notte limpida e la luce della luna mi ha guidato dolcemente verso la salvezza. Il mio viaggio si è rivelato ricco di momenti di grazia.

Anne-France Dautheville: Ho sempre viaggiato con mappe cartacee, e ho usato il cielo e le stelle per aiutarmi a orientarmi: questa è pura poesia. In sella ero un elemento del tutto: ero parte della terra, del vento, della totalità della natura; quando mi fermavo, tornavo a essere parte dell’umanità, e l’umanità mi accoglieva, così come avevano fatto durante il giorno le rocce, gli alberi, i fiumi. Nessuno si frapponeva tra me e il mondo. Questa è la magia di viaggiare da soli.

Jessie Jobst: Personalmente, credo che un maggiore senso di connessione con il mondo possa essere raggiunto solo quando sei completamente staccato dalle comodità della vita normale. È nel disagio e nella vulnerabilità che ho iniziato ad apprezzare più profondamente l’umanità.

Anne-France Dautheville: -Tutte le mie certezze furono messe in discussione in viaggio: ogni civiltà vive a modo suo che, spesso, è profondamente diverso dal mio. Sulla strada, ho imparato a rispettare questa diversità e a non giudicare mai nessuno. Alla fine, la somma delle civiltà – e non la divisione – fa l’umanità. Anche nei paesi dove la differenza tra me e le persone del luogo sembrava enorme, ho scoperto qualcosa di straordinario: il solo fatto di essere umani ci univa e ci consentiva di interagire. Mi sembrava un miracolo ogni volta che ciò accadeva.

Jessie Jobst: La prima parte del viaggio è stata dura perché mi ha costretto ad affrontare le paure e l’ansia di essere sola ma, con il progredire di questa esperienza, ho iniziato a orientarmi in modo naturale tra gli scenari – tutti meravigliosi – che si susseguivano.

Anne-France Dautheville: Prima di mettermi in viaggio, ero spaventata, ma il primo minuto sulle ruote ero in paradiso! Tornare a casa ha voluto dire incontrare i miei gatti, i miei amici, il buon vino e degli ottimi pasti. Scrivere il libro ha rappresentato un’altra fase bellissima della mia vita. Vado sempre avanti: sono un Ariete, te l’avevo detto!

Jessie Jobst: La motocicletta ha un modo straordinario di sospingerti verso il futuro… E noi seguiremo il vento, tu ed io, sul sedile delle nostre motociclette, avanzando con convinzione nel momento presente con il dolce abbraccio dell’universo che ci avvolge un po’ alla volta.

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