Di Traverso Adventouring: la cura di sé

Reggio Emilia, 29 ottobre 2023

Sai quando fai una certa cosa e ci sei talmente dentro che potrebbe caderti un meteorite a fianco e nemmeno te ne accorgeresti ? Quando il flusso è tanto naturale che pare che la matita tracci da sola le linee del disegno che hai in mente, che le parole del tuo racconto si scrivano senza sfiorare la tastiera, che la moto superi quella salita senza che tu faccia il minimo sforzo ?

Quando il tempo pare fermarsi e allo stesso tempo sfuggirti dai ricordi ?

È a tutti gli effetti uno stato di meditazione, è l’esperienza che ho portato a casa dal corso di enduro di Di Traverso Adventouring. Dopo qualche anno di assenza da sterrati, guadi e single track, ecco che, grazie alle dritte di Alessandro Pagani, istruttore FMI, allo «starò facendo la cosa giusta?» si è presto sostituito il «lasciati andare, sorriso sulle labbra, testa sulle ruote» ed ecco che, a quel punto, non ho dovuto chiedere più nulla a me stesso.

Il tracciato-scuola, adiacente all’Agriturismo La Razza è stato fondamentale a sgrezzarmi dai troppi chilometri d’asfalto e dai pochissimi “dirt” degli ultimi anni. E allora via di postura ritrovata, di frenata calibrata e di cunette spedite ma senza-sollevar-la-ruota perché – guai a me – rischio di pagar da bere all’intera comitiva. Un’ora circa di birilli e derapate-controllate e vengo giudicato abile e arruolato dal Pagani, istruttore integerrimo e endurista impenitente.

Si parte per una destinazione specialissima: la Pietra di Bismantova, uno stretto altopiano dalle pareti scoscese che si staglia nell’Appennino Reggiano. La montagna ha un che di sacro, ospita un eremo e alcune rare specie animali, ed è meta di arrampicatori e praticanti dello slacklining. In moto, ci si avvicina cautamente per gli ultimi chilometri d’asfalto in vista del meritatissimo pranzo. Ma, fino a poco prima, la Yamaha Ténéré 700 di Di Traverso Adventuring ha urlato sulle pietraie e nei guadi di mezzo Appennino.

Non è vero, anche se grazie al suo bicilindrico corposo ai bassi e vispo agli altri mi ha tratto d’impaccio da ogni situazione, fosse il guado didattico del torrente affluente di affluente o la salita pietrosa alla faggeta di mezzo monte.

 


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La mattina è un continuo on-off dall’asfalto allo sterrato alla mulattiera, dalla provinciale con i curvoni collinari ai borghi in pietra, ai castagni rossi come la vinaccia. E le foglie dei castagni a colorare – bagnandole – le pietre della carrabile, rendendole scivolose come il ghiaccio dello stadio di Asiago. Sono novanta-cento chilometri d’impegno e apprendimento quelli prima delle lasagne delle 12.45. Novanta-cento chilometri di puro divertimento, con la sicurezza che il Pagani mi trasmette prima di ogni singolo passaggio perché «occhio al peso, filo di gas e ne vieni fuori». E io so che, grazie a lui, nulla è impossibile e che, con i suoi consigli e la Ténéré 700, tenterei anche la conquista dell’Everest.

La svolta in meglio avviene al pomeriggio, quando le lasagne mi infondono chiarezza, gioia e tutta la pace del mondo. È allora che ci avventuriamo per una strada infinita, larga certamente a far passare un’auto ma costellata di avvallamenti longitudinali in cui si accumula di tutto: sassi mossi, foglie secche, fango e acqua delle piogge dei giorni precedenti. L’attenzione (ma non la tensione, dato che mi sto divertendo un mondo) consuma via via l’energia delle lasagne ma dosando il gas e bilanciando il peso sono in grado di superare qualunque difficoltà, dalla pozzanghera piccola e fangosa a quella larga e acquosa, dal cocktail letale di terriccio e foglie umide al cumulo instabile di pietre mosse. Mi accorgo, quasi all’improvviso, di non fare più fatica dato che la moto “naviga” da sola su ogni terreno, traendosi senza sforzo da ogni impaccio.

La facilità con cui la Ténéré si fa condurre mi consente di contemplare, per brevi e fuggevoli attimi, il paradiso di querce, castagni e faggi nel quale ho il privilegio di avanzare con la certezza che il mio trasferimento non sia di alcun disturbo agli abitanti dei boschi perché le moto, condotte con buon senso e rispetto dei luoghi, dovrebbero poter viaggiare ovunque.

È giunto il momento del ritorno alla base e non ci risparmiamo un piccolo tratto off nemmeno al crepuscolo così da ricordare una giornata vissuta nella sua pienezza.

Una giornata intensa e eccitante, ricca e pur semplice e certamente molto, ma molto istruttiva.

Ci vediamo a Di Traverso Adventouring

Pier Francesco Verlato 

Foto di @buzyoutube

 

Di Traverso Adventouring

Respect your soul. Vivi l’avventura. Dai corsi di adventouring e di bushcraft alle occasioni speciali come demo ride, competizioni e tanto altro, sempre su due ruote. Ogni esperienza comprende un istruttore federale di guida in fuoristrada che ti consiglierà come migliorare la tua tecnica, un esperto di adventouring che racconterà i luoghi attraversati per conoscerli in modo approfondito, un percorso adatto alle tue capacità per divertirti e, se lo vorrai, metterti alla prova, ma senza nessuna pressione, una selezione di piatti locali (e soprattutto di cuochi) per assaggiare le migliori specialità del posto. E, cosa più importante, la possibilità di conoscere altri appassionati e di fare nuove amicizie. Visita https://ditraversoadventouring.it/

 

Agriturismo La Razza

Immerso nella campagna reggiana l’agriturismo La Razza è la base di partenza ideale per le nostre attività. Ampie vetrate valorizzano l’antico casale aprendosi sul verde che lo circonda, e con un po’ di fortuna è anche possibile vedere qualche capriolo. Un curato giardino e la piscina completano il quadro e sono la scusa perfetta per convincere l’eventuale famiglia al seguito. La Razza è una tenuta di campagna per l’ospitalità e la tradizione del buon vivere. La colazione e il menu del  ristorante si basano su prodotti biologici e a chilometro zero. Visita https://www.larazza.it/

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