Norton Atlas by Matt Machine

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Le custom rappresentano il settore più “duro e puro” nel mondo delle special: non sei nessuno se guadagni tanto o se hai già realizzato moto stupende in passato.

Ogni pezzo conta come il primo e se non ci metti competenza, creatività e manualità – amico mio – la tua moto sarà solo una delle tante.  Il costruttore di questa Norton è Matt Machine, un ragazzo Australiano che vive tra le montagne dalle quali vogliamo credere che tragga l’ispirazione e l’armonia che trasferisce alle sue creazioni.

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Questa moto, però, non è una delle tante special di Matt ma il sogno della sua vita, nato quando, nei primi anni 2000, si recò da un vecchio meccanico per acquistare un telaio rigido Norton degli anni ’30. Il motore Atlas già era già nel suo garage. A quel punto è stato solo un lavoro di “chop and weld”, di taglia e salda fino ad incastralo all’interno della culla.

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Prima della trasformazione finale, che l’ha resa il pezzo d’arte che ammiriamo nelle foto, la moto è stata frustata sulle le strade di montagna dell’entroterra australiano, lasciata a prendere la polvere sul lato di una strada esposta al vento e utilizzata in una serie di show televisivi.

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Poi, i conduttori di Born Free hanno suggerito a Matt di trasformala e portarla negli USA. Questo è bastato come motivazione per cominciare a lavorare sul telaio del ’37, leggerissimo eppure incredibilmente resistente, e sulla meravigliosa forcella girder che, a dispetto dell’apparenza, è in grado di trasferire ottime sensazioni anche in caso di frenata brusca.

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La verniciatura ineccepibile è opera di Karl di KDS design che, oltre ad aver rivisto fondi e sabbiature, ha impeccabilmente smaltato di nero le parti metalliche e realizzato a mano il logo in tonalità “Old British White” volta a farlo stagliare sul fondo scuro. Il parafango posteriore, nero anch’esso, segue perfettamente la forma della ruota terminando a becco d’anatra.

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Il nuovo serbatoio dell’olio è scolpito in acciaio e il bocchettone di riempimento è realizzato dal… tubo di scarico. La necessità di aumentare la quantità d’olio è stata resa necessaria da un surriscaldamento esagerato della moto nei primi test.

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Il motore Atlas del ’66 sul telaio così leggero donano alla moto prestazioni da bruciasemafori. Il gruppo termico ha subito modifiche importanti e un po’ di orgoglio Italiano risiede nel carburatore Dell’Orto PHF 32. Gli scarichi sono realizzati artigianalmente in acciaio inox.

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Gli pneumatici Avon MkII montati su cerchi in nichel satinato da 16 pollici all’anteriore e 21 al posteriore donano un look vintage che si accompagna perfettamente alle linee della moto. I componenti dei mozzi e dei freni sono Triumph e il manubrio “a bretella” può essere sostituito da quello a barra piatta per un look più vicino al bobber.

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Tanti altri piccoli dettagli ci fanno apprezzare l’artigianalità della moto, come le piastre del motore fatte a mano, il fanale BCM posteriore e i pioli in lega che si rifanno alle vecchie bici da corsa. Particolarissima è la sella, che si estende sopra all’anteriore il serbatoio e sopra il parafango verso il posteriore. L’ultima rifinitura è una pelle di canguro proveniente dalla capitale dello stato dove vive Matt e a breve distanza dalla sua fattoria. Ah, non dimentichiamoci che Matt è anche un bravo architetto, e se volete seguirlo su Instagram il suo account è @themachinefiles.

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Photos and inspiration via Pipeburn (www.pipeburn.com)

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