Always be X-Caping. Moto Morini X-Cape 650 alla frusta

Sono le 15:01 di un giovedì di maggio 2024, insolitamente terso e con nuvole che, cariche di pioggia, si stagliano sul blu deciso del cielo, tracciando confini netti tra il nero della perturbazione incipiente e l’illusione di una primavera che tarda a giungere.

Mi trovo all’estremo nord di Viale Certosa, all’opposto di Parco Sempione e del centro cittadino: un quartiere che mi ricorda la Milano di Gaber e di Jannacci, con i controviali alberati a delimitare le rotaie del tram e i condomìni della gente perbene, immutati fin dagli Anni Cinquanta. Poco lontano, lo splendore di San Siro, l’angolo di Garage Italia, la vecchia fiera di Milano City.

Seduto ad un bar, attendo di incontrare Pietro “Biondo” de Angelis per un saluto a una persona che trasforma inconsapevolmente ogni nostro incontro in una sessione psicoterapeutica. Tanto che, ogni volta che succede, ne esco calmo, focalizzato su ciò che realmente conta, sull’importanza dell’amicizia, sulla bellezza dell’andare in moto.

È così che il pensiero corre al mio incontro di qui a un’ora: un van mi raggiungerà in Piazza della Repubblica per restituire al Parco Stampa di Moto Morini l’X-Cape 650 con cui ho percorso, in 20 giorni, 2.300 km in tutte le condizioni climatiche di questa folle primavera: dalla neve sull’Altipiano di Asiago, alla pioggia incessante sulle colline del Piacentino, all’umidità pseudo-tropicale delle risorgive di fianco a casa. Credo che manchino solo il mare e il deserto perché, tra boschi, città e argini, l’X-Cape e io ci siamo riempiti la vita di ogni possibile esperienza su asfalto, sassi, fango e foglie.

Capirete che l’X-Cape già mi manca: per un vintageur hard-core come il sottoscritto, che a malapena tollera l’avviamento elettrico, è una delle poche moto candidabili a un angolo di garage. È infatti priva di qualunque diavoleria legata all’antipattinamento, alla taratura elettronica delle sospensioni, all’erogazione programmata della coppia. L’unica tecnologia presente è l’ABS, facilmente disinseribile per la guida in fuoristrada.

Ma come va l’X-Cape? Se cercate un giudizio tecnico, vi consiglio la lettura di uno dei tanti test presenti online. Sentitevi poi liberi di annoiarvi con tutti i video X-Cape-centrici su Youtube, ché tanto ce ne sono fino a farvi prendere sonno per diverse notti di fila.

Il mio è un giudizio di pancia, di sensazioni, d’amore e di passione.

Appena ritirata nella sede di Trivolzio (PV), l’X-Cape mi pare “rigidina”, poco “vibrarella”, un po’ “elettrica”. Tutte caratteristiche che il rider 2024 ricerca, e guai a non fornirgliele. Dopo il primo ingresso in curva, sulla tangenziale ovest di Milano, capisco che l’X-Cape e io avremmo presto smesso di guardarci con sospetto, che avremmo messo da parte le nostre differenze, che avremmo provato a farla funzionare questa… relazione.

Uscito da quella curva, a 120 all’ora o giù di lì, mi ritrovo con l’immaginazione nello studio di progettazione di Moto Morini. Osservo gli ingegneri che simulando, renderizzando, costruendo prototipi uno dopo l’altro, realizzano un telaio da entro-fuoristrada che difficilmente potrebbe essere migliore di così: baricentro basso, corto il giusto, veloce negli inserimenti, facile nelle uscite. E, per giunta, stabile alle alte velocità, con tanto di borse laterali alu stracariche.

Certo, le sospensioni giocano un ruolo importante e, nonostante la forcella Marzocchi e il mono posteriore Kayaba propongano infinite e immediate possibilità di regolazione, non ho mai sfiorato viti e manopole, limitandomi ad abbassare la pressione delle gomme a 2.0 bar per l’uso on-off così da “non pensarci più”.

Ora, un piccolo resoconto delle esperienze vissute con l’X-Cape, in ordine cronologico e tralasciando gli infiniti caffè in città a cui mi ha accompagnato:

Domenica 21 aprile

Altopiano di Asiago: pulizie della baita dove la sera prima ho tenuto una festicciola per il mio compleanno. Neve, freddo, una bellissima luce diffusa e un veloce sterrato montano. Le prime accelerate sulla strada bianca mi danno ragione sul fatto che l’X-Cape sia fantastica anche fuori dall’asfalto. La ruota da 19’ è ben supportata dall’ottima ciclistica e i Pirelli Scorpion STR sono più che sufficienti per quest’utilizzo.

A salire e a scendere dal Monte Verena, curve bellissime ma meglio non esagerare perché la neve tende a stratificare sull’asfalto.

Venerdì 26 aprile

Viaggio autostradale verso Fiorenzuola d’Arda (PC) per l’assistenza e il reportage fotografico del Raduno Nazionale del Motoclub XT 500. Diciamo che non rimpiango la GS, nessuna GS che abbia avuto per le mani finora, anche se non ho mai viaggiato in autostrada con una recentissima 1300. Anche a 150 – 155 all’ora, zero ondeggiamenti, niente di niente. Il parabrezza regolabile mette al riparo dalle turbolenze il mio metro e ottantadue, anche indossando il casco da cross con il frontino.

Sabato 27 aprile

Tappa da Enduro Republic e giro in fuoristrada con i partecipanti al Raduno. Manca la neve dell’Altopiano, ma le piogge dei giorni precedenti hanno creato pozzanghere di fango nei tratti aperti e letti di foglie umide nel bosco. Difficoltà facilmente affrontabili che, con il peso indietro e il gas aperto, supero senza difficoltà, con l’anteriore sempre in traccia e il posteriore che copia senza fatica il terreno.

Martedì 30 aprile

Un assaggio di Lessinia tra le 7.30 e le 8.30 del mattino. Prima di recarmi da un cliente per una riunione, mi avventuro in jeans, Red Wings e computer sulle spalle per una ripida pietraia sulle colline a nord di Soave (VR), al solo scopo di ricavarne delle belle foto. Mi riposo su prati favolosi, sorseggiando il caffè caldo del thermos a pochi minuti dall’alba, quando il sole fa capolino dalle dorsali alpine. Il ritmo è tranquillo perché, in assenza di protezioni su di me e sulla moto, evito di creare situazioni spiacevoli da gestire. L’X-Cape si comporta bene anche se, per la prima volta, sento la mancanza di una ruota anteriore di maggior diametro e di un po’ più di coppia ai bassi regimi. Parliamo però di una mulattiera con pietre grandi e smosse, una porzione di sterrato che in una manifestazione enduristica sarebbe codificata come “hard” e indicata alle sole moto specialistiche.

Domenica 5 maggio

L’argine dietro casa mi suggerisce di intitolare la mia mattinata “Urban Enduro”, dal momento che i cavalcavia delle strade provinciali e i graffiti sul cemento grezzo fanno molto “Downtown Los Angeles”. Gli argini e le strade bianche sono il terreno d’elezione dell’X-Cape, dove si può alzare il ritmo e scoprire che, anche nel single track, la moto non tradisce e che, anzi, trasmette confidenza e sembra dire «un po’ più di gas per favore, ché non aspetto altro». Prendo anche un saltino che, con un bicilindrico da 200 chili, dona sempre una bella sensazione. «Tutto ok. Lo rifacciamo?», mi sussurra il mio cavallo meccanico.

Conclusioni

L’X-Cape è una moto stabile, veloce, rapida nei tornanti e intuitiva nel fuoristrada. Il baricentro basso non è di tutti i bicilindrici frontemarcia e i progettisti di Moto Morini hanno fatto veramente un gran lavoro a riguardo. Non commento il prezzo perché lo hanno già fatto tanti opinion leader e perché, onestamente, si commenta da sé. Se dovessi ordinarla per me – e non è detto che non succeda – ragionerei sull’acquisto di uno scarico un po’ più leggero e performante, magari con il terminale alto, su una rapportatura più adeguata ai percorsi montani e al fuoristrada impegnativo e, forse, su una centralina aggiuntiva per una maggiore coppia in basso: modifiche facili da apportare, relativamente poco costose e che non stravolgono la natura della moto. Obbligatori, infine, per condurla al di fuori dell’asfalto, i paramani chiusi e un paramotore che copra i collettori di scarico.

Osservare l’X-Cape mentre sale sul van mi procura un po’ di nostalgia ma mi conforta il meritato successo nelle vendite: chissà quanti motociclisti di ogni età, uomini e donne, stanno vivendo momenti di autentica gioia grazie a lei in questo preciso momento, mentre trascrivo le ultime parole della mia dichiarazione d’amore e di passione.

Always be X-Caping

Pier Francesco Verlato

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