Moto Guzzi MGR 1200 by Radical Guzzi. L’essenza di Mandello

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Molte case devono inventarsi slogan tipo “tradizione e innovazione” per posizionare i loro nuovi modelli sul mercato, oppure recuperare gloriosi nomi del passato da una storia tanto remota quanto a volte dimenticata. Ma quando si parla di Moto Guzzi, non servono tanti giri di parole: le creazioni di Mandello del Lario sono fedeli a sé stesse da 95 anni, qualunque sia la novità proposta. Se poi una moto nasce in partnership con un customizer di fiducia, come in questo caso i tedeschi di Radical Guzzi, ecco che la special che ne deriva non può che rappresntare al meglio tutta l’essenza dell’Aquila.

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Da dove deriva questa immediata riconoscibilità per le moto di Madello? Dall’aver sviluppato e testato fino alla morte un motore iconico come il il bicilindrico trasversale a V di 90° che, dopo quasi quarant’anni dalla sua adozione resiste ancora in ogni singolo modello. In effetti, oltre che distintivo del marchio, il bicilindrico in questione è anche troppo ben congegnato per essere abbandonato. Il telaio originariamente concepito da Lino Tonti con lo scopo di compattare gli ingombri, abbassare il baricentro e ridurre il peso, è ancora alla base delle geometrie Guzzi, con caratteristiche valide forse oggi ancora più di un tempo.

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Tenendo presente la storia, la tecnologia “differente” della Moto Guzzi e esaltandone le caratteristiche tanto apprezzate dai fan del marchio, Stefan Bronold e il designer Kai Riemann hanno sviluppato la MGR 1200 con l’intenzione di farne una moto sportiva distintiva – e non una supersportiva – o un elegante cafe racer votata alle prestazioni; sta a noi inserirla in una categoria che sarà più legata alla percezione di ciascuno che alla realtà perché la due ruote in questione è molto difficilmente classificabile.

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Il bello di una partnership ufficiale è che Radical Guzzi ha potuto attingere a piene mani dalla produzione di Mandello: pezzi nuovi, immacolati e realizzati su misura hanno contribuito alla creazione di un mezzo che è un vero e proprio esperimento di estetica e prestazioni. Ad esempio, il motore è della Stelvio e il telaio originale, di provenienza Bellagio, è stato modificato al posteriore al fine di ospitare un codone che è più una scultura che una parte “utile” della moto.

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Ma se telaio e codone sono bellissimi, il serbatoio è semplicemente un’opera d’arte: non solo Stefan ha trovato il modo di realizzare una forma che accentui le linee della nuova combinazione telaio / motore, ma ha creato un pezzo dal quale trasuda eleganza, aggressività e tutta la storia di vittorie del marchio dell’Aquila. Il colore scelto non fa altro che mettere in maggiore evidenza il pedigree di Guzzi: è infatti nella stessa livrea “Corduroy Green” che le moto di Mandello hanno vinto praticamente tutto nella seconda metà degli anni ’50. In realtà, in origine questo non era affatto un colore, ma il risultato dell’applicazione di una polvere di magnesio ultra sottile, destinata a prevenire la ruggine e a mantenere il peso il più basso possibile, secondo quanto voluto dal leggendario designer Guzzi Giulio Cesare Carcano. Oggi, come ci spiega Stefan di Radical Guzzi, “il progetto si concentra su ciò che molti motociclisti ricercano: l’essenza. Non la moto da 200.000€ o da 300km all’ora. Il focus è l’essenza, la riduzione“.

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Photo credits: Radical Guzzi via Pipeburn

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