Le perle di San Fruttuoso in memoria di Enzo Caniatti

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di Marco Latorre

E’ il 17 giugno sera quando ricevo un sms: “Domani ti aspetto dietro il tiro a segno di Monza. Mostra di moto d’epoca in memoria a Enzo Caniatti.”

Un messaggio secco. Senza fronzoli. Ci vado, ovvio.

Il tempo vola e forse qualcuno non si ricorda più. Enzo Caniatti è stato uno dei più grandi esperti di motori in Italia. Per anni direttore di Gente Motori e Tuttomoto, ha inventato riviste interessanti di settore come Gentlemen Collector e scritto pure dei fantathriller sulla guerra come “L’ultimo segreto di Hitler” e “L’ultima notte”. Giornalista, scrittore, collezionista esperto di veicoli militari, Enzo non c’è più perché quest’anno un tumore infame se l’è portato via.

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La mostra di moto d’epoca di San Fruttuoso quest’anno è dedicata a lui.

Noi di Rust and Glory purtroppo non abbiamo mai conosciuto Enzo ma possiamo immaginare quanto fosse innamorato delle storie. Gliene dedichiamo una breve – e un po’ romanzata – raccontataci durante la mostra: la storia intima e “vera” della Guzzi 500 GTW del 1938 che  più di tutte brillava a San Fruttuoso.

Un arricchito imprenditore agricolo decide che la sua cascina merita un oggetto importante. Qualcosa che dimostri realmente il suo successo. Scava nei pensieri e si ricorda di quella magia che lo avvolgeva quando da piccolo vedeva sfrecciare in campagna un motociclista elegante e sfrontato. Sollevava nuvoloni di polvere e rombava come una tempesta a cielo aperto. Ha capito. Scintilla.

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Sono gli anni sessanta e vale tutto. Prende i suoi quadri di valore e li scambia per quella moto dei ricordi: una Guzzi GTW del 1938. La sistema nella sua tenuta. E’ perfetta. Magnifica. Ma non la sa guidare. E non ha tempo che per lavorare. La magia si dissolve e quell’oggetto diventa un peso. Un ingombro fino a quando non arriva un rampante commerciante appassionato di moto. La desidera. Gliela chiede. Niente. Per ripicca, con sé stesso, l’imprenditore non la vende. Non può farlo.

Passa un anno o forse più e – in una giornata calda di lavoro – un operaio, nel fare manovra con un camion, urta la monocilindrica Guzzi rovinando serbatoio e diverse parti meccaniche. Un disastro. Ma quel giorno il destino vuole ci fosse in cascina anche quell’insistente commerciante. L’imprenditore agricolo cede all’ira e chiama il commerciante: “E’ il tuo momento, vuoi la Guzzi? Prendila ma prima portami un Ciao.” Il commerciante sente il cuore in gola. Vola a Milano, compra un Ciao nuovo di pacca e lo scambia alla velocità della luce.

La moto è salva e – dopo un restauro travagliato ma pieno d’amore – torna a vivere. Noi l’abbiamo sentita. Sta bene. Ha un robusto monocilindrico 500cc due valvole in testa che – grazie ai due collettori di scarico – la fa correre più veloce della sorella GTV all’epoca in dotazione alle forze dell’ordine.

“I contrabbandieri compravano tutti la GTW per avere la certezza di poter seminare i poliziotti.”

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