Lamborghini Miura P400 S “Millechiodi”. La special più bella e preziosa di sempre

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“Ricordo quando costruirono quest’auto ma non ebbi mai la possibilità di guidarla fino a poco tempo fa. Dio bon! L’accelerazione, la reattività, le intense sensazioni … è pazzesca, una Miura estrema. Il restauro è stato eseguito molto bene. Se si tratta di provarla di nuovo, mi dichiaro disponibile!”

Valentino Balboni, collaudatore della Lamborghini, 1973-2008

Alla ricerca disperata di un’auto che potesse sostituire il prototipo Jota andato distrutto (per fortuna dopo la vendita), l’uomo d’affari milanese Walter Ronchi si rivolse ad alcuni tecnici con esperienza a Sant’Agata per trasformare una Miura P400 S in un missile ispirato alla Jota. Il risultato fu la Millechiodi, che prende il nome dalla sua carrozzeria rivettata.

Per molti anni l’auto rimase in una collezione privata a Padova. Ha debuttato solo quest’anno a Rétromobile dopo uno straordinario restauro.

La Lamborghini P400 S

Il prototipo Miura P400 fece il suo debutto al Salone di Ginevra del marzo 1966 e diventando l’auto più ammirata di quell’edizione. Gli ordini cominciarono ad arrivare subito dopo ma i primi modelli non erano esenti da difetti. I tecnici Lamborghini ci misero poco a rendersi conto che erano necessarie migliorie e revisioni costanti sia per facilitarne la produzione sia per renderla una vera auto sportiva adatta alla strada. Dal 1966 al 1968, Lamborghini consegnò un totale di 275 P400, con la maggior parte della produzione e delle consegne avvenute nel 1968.

Proprio alla fine del ’68, Lamborghini mise in listino una versione aggiornata, la “S”, per Spinto, che apparve al Salone dell’Auto di Torino nello stesso anno. Con la P400 S furono risolti definitivamente i difetti della Miura originale, principalmente quelli di maneggevolezza, qualità costruttiva e comfort alla guida. Montava nuovi pneumatici Pirelli e il suo motore fu ulteriormente migliorato, con un importante lavoro sulle testate, aumentando la potenza a 370 CV. Negli anni successivi, comparvero anche i dischi freno autoventilati.

Gli impianti elettrici fecero un salto in avanti a vantaggio del confort e fu resa disponibile l’aria condizionata. È sufficiente osservare i bordi dei finestrini cromati e il simbolo “S” sul bagagliaio per campire che si tratta di una P400 S.

La produzione della P400 S fu di 338 esemplari, dal novembre 1968 all’inizio del 1971.

La Millechiodi

Il telaio Miura P400 S 4302 nacque come una normale auto di prima produzione. Verniciata Blu Notte con interni in pelle nera, fu consegnato il 17 novembre 1969 al concessionario torinese Lamborghini Lamborauto e registrata “TO B91445”. Il 21 aprile 1971, l’auto fu venduta a un’altra residente di Torino, Maddalena Camoli, conservando dunque la targa “TO”.

La relazione amorosa della signora Camoli con la Miura blu scuro non durò a lungo: il 19 maggio 1972 fu acquistata da Armando Borra della vicina Alba, che la registrò “CN 268510”. Più tardi quell’anno (21 novembre 1972) Lamborauto la vendette a Riccardo Tondolo che la reimmatricolò nella sua città natale di Andria, Bari, “BA 354270”. Da Tondolo, attraverso il concessionario Roma Carpanelli, passò all’autosalone Fratelli Tarchini di Milano e dall’8 novembre 1973 cambiando nuovamente targa, ora “MI T41567”.

L’11 marzo 1975 l’auto fu acquistata da Giovanni Sotgiu di La Spezia. A questo punto la Miura n. 4302 registrò una svolta drammatica nella sua esistenza. Sotgiu aveva una concessionaria BMW a Milano. Insieme all’uomo d’affari milanese Walter Ronchi, acquistavano spesso automobili. Molto probabilmente con l’aiuto non ufficiale di un concessionario ufficiale Lamborghini, la coppia, con il meccanico di Formula 1 e ex pilota automobilistico Franco Galli, si rivolse a due ex dipendenti Lamborghini per trasformare la P400 S in una auto dalle prestazioni esasperate ispirata alla Jota. Il costo del lavoro fu di circa 4,5 milioni di lire.

Ronchi, da ex possessore della leggendaria Jota, voleva fare della Miura P400 S n. 4302 una “pseudo SVJ” dalle prestazioni esteme e dall’estetica aggressiva.

Il risultato fu la Millechiodi che prendeva il nome dalla carrozzeria rivettata alla maniera dei prototipi di fabbrica e della distrutta Jota. Fu verniciata in British Racing Green e rifinita in pelle nera. L’auto fu usata anche da Galli – che all’epoca avrebbe potuto possederla – per viaggi da brivido sulle autostrade del nord Italia. La leggenda narra che anche Brigitte Bardot viaggiò a bordo della Millechiodi. Verso la fine degli anni ’70 l’auto fu messa in vendita da Autoelite, il salone specializzato in auto sportive di Viale Cenisio a Milano.

Il 3 aprile 1979 l’auto fu venduta a un collezionista di Padova. Questi disponeva già di un’impressionante scuderia di Ferrari e Lamborghini tenute impeccabilmente che Simon Kidston fu incaricato di vendere all’asta dopo la morte del collezionista negli anni ’90. Quando Ubaldo Sgarzi, tecnico Lamborghini, ispezionò la n. 4302 dichiarò che l’auto era “come nuova”.

Come nuova o poco meno, circa 10 anni dopo, l’auto fu inviata al noto preparatore Michelotto per una profonda revisione meccanica. Lavorando a stretto contatto con la Ferrari, Michelotto con sede a Padova aveva contribuito a sviluppare la F40 e costruito le auto da corsa F40 GTE e 333 SP. Gli esperti Ferrari Autosport ripresero la carrozzeria dipingendola di rosso. Da allora, l’auto fu conservata a Padova, inutilizzata per la maggior parte del tempo.

Nel maggio 2001, la collezione padovana fu battuta all’asta a Monaco. Immatricolata nuovamente “PD 618000”, l’auto fu acquistata da un collezionista svizzero ancora in buone condizioni, ma non fedele alla sua iconica trasformazione avvenuta negli anni ’70. Fu restituita ad Autosport per alcuni lavori, terminati nel 2003, quindi consegnata a un deposito nel Regno Unito dove fu nuovamente registrata “WRP 180H”.

L’ultimo proprietario acquistò l’auto tramite Kidston nel 2015. Fu allora portata a Modena, dove si volle che ritornasse il più fedele possibile al progetto di Walter Ronchi. La Carrozzeria Cremonini riprese la carrozzeria, Interni Auto le rifinture e Gatti la parte elettrica. Top Motors mise mano al motore e al cambio, ricostruendo la V12 a 4.100 cc con pistoni e valvole più grandi, nuovi alberi a camme e uno scarico simile a quello della Jota rendendola decisamente più prestazionale di una Miura standard. In totale, il costo dei lavori ha superato i 290.000 euro.

Il restauro è stato terminato in tempo per l’edizione di Rétromobile di quest’anno in cui la luccicante Miura allo stand di Kidston ha rappresentato una delle auto più esclusive dell’evento.

Recentemente, abbiamo riunito Valentino Balboni con la 4302 per un video realizzato da Kidston (scorri sotto le foto): una comparativa tra la Millechiodi con una Ferrari Daytona 365 GTB appena restaurata guidata dall’ex pilota della fabbrica Ferrari Arturo Merzario. Entrambe le auto sono state incredibilmente veloci. Le nostre orecchie fischiano ancora…

La Millechiodi rappresenta oggi uno dei capitoli più significativi della storia di Lamborghini.

– Redazione Rust and Glory –  

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Photo credits and original article: Kidston SA

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