Indian Scout FTR1200 Custom

La Indian Scout FTR1200 Custom è un prototipo presentato a EICMA 2017. Deriva dalla FTR750 impegnata nel campionato americano di flat track e anticipa in modo esplicito il futuro modello street legal.

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Indian Scout FTR1200 Custom: dal circuito alla strada

La Indian Scout FTR1200 Custom è un prototipo che si ispira alla FTR750, modello da competizione impegnato nel campionato americano di flat track, pratica motociclistica dell’arte di mettere la moto di traverso pennellando il terriccio del circuito con la gomma posteriore.
La Scout FTR1200 Custom trasferisce dalle piste ovali alla strada le caratterische della FTR750, moto da competizione dalla quale discende per vie dirette e che ha vinto il Campionato Americano di flat track 2017.
Indian con la Scout FTR1200 celebra i suoi successi sportivi e omaggia la sua Wrecking Crew, composta dai piloti “Flyin” Bryan Smith, vincitore del Grand National Champion nel 2016 e medaglia d’oro agli X Games del 2015, Brad “The Bullet” Baker, terzo vincitore più giovane della storia dell’AMA Pro Flat Track Grand National Champion e Jared “Jammer” Mees, tre volte campione dell’AMA Pro Flat Track Grand National.

Abbiamo lavorato in stretto contatto con la squadra corse di Indian Motorcycle per realizzare questo prototipo, che ci è utile per avere e dare al pubblico una visione di quella che può essere la moto definitiva se portassimo sulla strada la piattaforma FTR.

Sono le parole di Steven Menneto, presidente di Polaris Motorcycles. Si sa che nel passagio dal concept al prodotto di serie si perdono alcune parti tecniche ed estetiche, ma visto e ammirato questo prototipo, nutriamo la grande speranza che non sia altro che uno indizio per di più molto spudorato di quello che Indian ci può riservare nel prossimo futuro. Al di la di quello che ci piace, può essere qualcosa di davvero interessante per il mercato motociclistico.

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Indian Scout FTR1200 Custom: caratteristiche

Tutto quello che sappiamo di quella che speriamo-sia-una-moto-di-serie lo abbiamo ricavato dalla scheda tecnica.
Il motore è il bicilindrico a V di 60 gradi da 1.133 cc, lo stesso della Scout 1200, da oltre 100 CV di potenza.
La ciclistica è di derivazione racing con telaio a traliccio in acciaio. Le sospensioni sono studiate con Öhlins apposta per rispondere alle dinamiche della moto in gara: infatti il mono posteriore regolabile è sviluppato per mantenere la moto il più stabile possibile nelle curve garantendo alla gomma posteriore il massimo dell’aderenza per avere maggior trazione e angolo di piega.
La Scout FTR1200 Custom pesa 193 chili, molto meno delle altre sorelle della tribù Indian che sfondano i 250 chili. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’utilizzo di materiali leggeri quali il carbonio (serbatoio, carena, protezioni degli steli della forcella) e di parti in alluminio ricavate dal pieno. La riduzione del peso è stato uno degli obiettivi del team che ha lavorato alla Indian Scout FTR1200 Custom per renderla il più maneggevole e facile da guidare possibile.
Come la moto da gara, anche la versione street legal ha un manubrio largo anche se più rivolto verso il pilota. Alle estremità spiccano gli specchietti bar-end che non incidono sull’estetica della moto. Un’altra soluzione estetica molto interessante, per mantenere le linee originali di una moto da competizizone, sono i gruppi ottici a LED che integrano gli indicatori di direzione.
Il freni sono made in Italy: l’americana Indian ha scelto i Brembo con dischi a margherita mentre i cerchi da 19″ arrivano da Roland Sand Design e sono dedicati al flat-track, come gli pneumatici Dunlop.
Il design della Indian Scout FTR1200 Custom è davvero snello e minimalista, come una vera flat-track e il telaio a traliccio al posteriore alleggerisce non solo il peso ma anche il look della moto.

Indian, non solo gigantesche cruiser e bagger

La Indian Scout FTR1200 Custom è una bella mossa del costruttore statunitense. Con ogni probabilità, noi motociclisti italiani lo conosciamo come un marchio di cruiser, bobber, bagger e tourer mastodontiche, fatte per attraversare le immense strade che tagliano in due lo sterminato paesaggio americano. Invece Indian è, anche, una motocicletta vincente nel campionato americano di flat-track, quelle gare dove le moto girano per la maggior parte del tempo di traverso, sfruttando la scarsa aderenza offerta dal fondo sabbioso e i piloti sono più famosi di quelli della MotoGP.
Come ben si sa le moto del nativo americano (dal logo, non prendeteci alla lettera!) dal 2011 sono di proprietà di Polaris che già un paio di anni fa aveva portato alla gloria lungo le pendici del Pikes Peak in Colorado la Victory Project 156 vincendo la Race to the Clouds. Ma se quello della giovane casa motociclistica americana è un modello one-off da competizione, realizzato appositamente per attaccare le 156 curve della montagna del Colorado e dimostrare le sue capacità sportive, la Indian Scout FTR1200 Custom invece non è solo un orgoglioso esercizio di stile e di ingegneria, anzi.

Indian ha una grande storia di successi sportivi e vogliamo continuare ad arricchirla con la piattaforma FTR e oltre. Come hanno fatto i fondatori di Indian, anche noi vogliamo sfuttare le competizioni per testare, sviluppare e dimostrare le capacità delle nostre moto, portando i limiti all’estremo con nuovi prodotti capaci di portare una nuova consapevolezza delle motociclette americane a tutti i motociclisti (leggi fra le righe: “Ehi, non esiste mica solo H-D!”). Vogliamo rispettare il ricco patrimonio storico di Indian ma allo stesso tempo espandere il brand nel lungo termine.

Quindi secondo quanto afferma Reid Wilson, il responsabile marketing di Indian, la Scout FTR1200 Custom non è una show bike ma il primo passo di un lungo cammino.

Indian Motorcycle Company: la storia si ripete (e speriamo duri)

Se qualcuno (ancora) non lo sapesse, la Indian è la casa motociclistica più antica d’America, fondata nel 1901 da due ragazzi con la passione per le biciclette, George M. Hendee e Carl Oscar Hedström, che montarono un monocilindrico da 1,77 CV su un telaio ciclistico.
Dopo questo piccolo passo (anzi, fu davvero il primo passo di un lungo cammino glorioso), la Indian fu la più grande industria motociclistica al mondo. Proprio quella che nel 1967, nonostante in quel periodo fosse vicino al fallimento, stabilì il record di velocità nella sua categoria (cilindrata inferiore a 1000 cm³) sul lago salato di Bonneville Speedway grazie al neozelandese Burt Munro. In sella a una Indian Scout del 1920 e da lui modificata raggiunse i 295,5 km/h ma durante le qualifiche portò le lancette del cronometro ufficiale a 305,9 km/h.

 

Testo di Alessandro da Rin Betta

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