Chi c’era nella prima ora di Rust and Glory? Parliamo del 2015, baby, e eravamo in pochi a sbraitare su Cafe Racer, Scrambler, scrambled eggs e tutto ciò che circondava d’olio esausto e fumo nero il nostro arrugginito e luccicante mondo.
Vero è che questo sito nasce per raccontare le moto, e sempre alle moto ritorna, soprattutto quando si parla di Triumph. Perché? Chiederanno i più anti-inglesi, filo-giapponesi, Robocop-alike Giessisti 1200 o 1250. Perché la Bonneville è una figata, punto. Perché a venticinque anni era la moto che volevo ma poi mi sono orientato sulle BMW vintage che per viaggiare sono il top. Il cuore però, o almeno un pezzettino di cuore, è sempre rimasto alla corte di Sua Maestà. E poi era la moto di Steve McQueen perdio, di Marlon Brando, dei folli dell’Ace Cafe e di una valanga di altre icone indimenticabili ai nostri occhi arrossati d’ortodossi seguaci della motorcycle culture.
E allora godiamoci questa Triumph TR6 Tiger dura e pura: senza targa e altre inutili menate, e brandizzata Lucas (marchio che i vecchi Land Roveristi come il sottoscritto associano a una serie di orribili imprecazioni). Immaginiamo di avviarla in un torrido pomeriggio dell’entroterra californiano e di sgasare a più non posso solo per il gusto di farlo, prima di quella Bud Light che ci riappacifica col mondo.
E facciamola una foto a questa Tiger! Talmente perfetta che nel deserto del Mojave pare avercela messa Dio, come quel possente, statuario cactus tre metri più in là.
Viva le moto.
Pier Francesco Verlato
Photo credits: Bike Exif
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