Cagiva Aletta Rossa 125: la prima volta

Il 1981 rappresentò il giro di boa, quando i raffazzonati anni ’70 dei campi da motocross e delle chiavi inglesi (quelli dei Ronzini dell’Epoca d’Oro per intendersi) lasciarono il posto ai Moncler intonsi, alle Timberland sempre più gialle, alle cinture del Charro che più che di western sapevano di “Vacanze in America” sul Jumbo Jet tra la Madison e Santa Monica.

Cagiva, che all’epoca costruiva moto da soli tre anni ma che nel frattempo stava guadagnando un’ottima reputazione per i successi sulle piste di tutta Italia e sulle piazze del centro di Milano, pensò di fornire ai giovani con i Wayfarer la loro prima volta. Ed è così che, dopo la SXT 125 raffreddata ad aria, decise, prima fra tutte (avete capito adesso?), di adottare il raffreddamento a liquido che rese la nuova moto più veloce, borghese e regolare.

Alla sigla SXT venne aggiunta la W di water, ma WSXT era un’acronimo mal recitato tra i “troppo giusto!” e i “very original!” di quegli anni, e così il reparto marketing – un fiore all’occhiello di cui solo Aprilia riuscì a emulare i risultati – se ne venne fuori con il bellissimo “Aletta Rossa”.

Il motore progettato dall’ingegner Egisto Cataldi era lo stesso monocilindrico due tempi di 124,63 cc della SXT ma destinato a ospitare un raffreddamento a liquido con circolazione tramite pompa da 56 mm, l’ammissione lamellare e la lubrificazione con miscela olio/benzina separata con pompa Mikuni a portata variabile. Questa versione, opportunamente rivista e aggiornata, fu a lungo ospitata sull’indimenticata Cagiva Mito: un fulmine da oltre 30 cv, più del doppio dell’enduro primogenita.

Ma che cosa ne sapevano i giovani anni ’80 di tutte queste menate? La moda la faceva da padrone, e se l’Aletta Rossa aiutava a rimorchiare una sfitinzia nel tragitto San Babila – Plastic, tanto meglio. La realtà è che però dietro ciascun successo commerciale, ci sono idee, ricerca, design e innovazione. E l’Aletta Rossa , al tempo, rappresentava tutto questo ma fu anche parte di un fenomeno culturale.

Scorrete fino in fondo la video-testimonianza su quegli anni da parte di un tipico possessore di Aletta Rossa.

Foto: Instagram @Barchino68

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