“Chissà cosa ci racconterebbe questa moto se potesse parlare”. Molti tra noi si saranno fatti spesso questa domanda. Si sa, siamo maniaci delle anticaglie, fanatici del vintage, nerd dello storytelling, ma non c’è niente di più bello che conoscere la storia della nostra moto e degli uomini che hanno avuto il privilegio di viverla prima che arrivasse a noi. Non c’è niente che dia più soddisfazione di sapere che quel simpatico signore da cui l’abbiamo acquistata l’ha trattata e gestita (in fin dei conti, amata) anche meglio di quanto riusciamo a fare noi.
Quella che stiamo per presentarvi è una storia incredibile: il racconto vero e bellissimo di una R 69S acquistata in 4 scatole di cartone.
Luigi (Gino), un ingegnere di Vicenza, decise di tentare l’acquisto che quasi tutti avrebbero evitato a causa della troppa incertezza sulle parti presenti negli scatoloni. Superato lo scoglio psicologico, Gino poteva contare su un vantaggio derivatogli da centinaia di serate trascorse nel suo garage: la capacità di ripristinare e assemblare da solo qualunque mezzo a due ruote, in particolare i boxer bavaresi. Fino ad allora, un signore ungherese residente a Stoccolma aveva conservato in magazzino i quattro scatoloni marchiati BMW; non dobbiamo stupirci, dato che il suo lavoro consisteva nel girare in lungo e in largo la penisola scandinava alla ricerca di quanto più lo appassionava: le moto degli anni ’50 e ’60.
La R 69S di Gino risale con tutta probabilità al 1965, anno del primo acquisto da parte del concessionario BMW di Västerås che aveva vinto un appalto con la polizia locale. Rimasta invenduta, era stata poi ceduta a un ragazzo che, a quanto pare, si avvantaggiava della livrea bianca e cromata della moto (tipica delle forze dell’ordine) per agganciare le ragazze della città.
La moto passò poi a un tassista che la tenne per qualche anno usandola per pochissimi chilometri, salvo il fatto di ridipingerla di nero per uniformarla alla maggioranza delle BMW in circolazione. Il terzo proprietario fu invece il signore che vediamo nelle foto e che, nel 1981, vi fece il giro di Scozia e Gran Bretagna.
Il diario del viaggio del terzo proprietario della moto
Il viaggio fu raccontato dalle riviste di settore dell’epoca
Poco dopo il viaggio, il proprietario decise di restituire alla R 69S il suo aspetto originario. Cominciò allora a disassemblare la moto per verniciare nuovamente il telaio e ripristinare la meccanica dopo quasi diciassette anni di vita del mezzo. Nel frattempo, però, tradì le sue intenzioni con l’acquisto di una R 100RS lasciando la R 69S in garage, dentro gli scatoloni, per più di 25 anni. Il commerciante Ungherese ne entrò in possesso nel 2007 per poi cederla a Gino nel 2009, con tanto di consegna personale a domicilio.
Gino volle rivedere ogni singolo componente della moto per restituirle, alla fine del lavoro durato quasi un anno, la sua livrea originale e l’aspetto di un mezzo appena uscito dalla catena di montaggio. Come è documentato nella photo collection al fondo di questo articolo, la moto è stata completamente rivista sia sotto il profilo estetico che meccanico. Le parti usurate sono state ripristinate o sostituite e il telaio riverniciato con il colore originale, così come il serbatoio. Il risultato è quello che ammiriamo in queste foto. Grazie a Gino per averci aperto la porta del suo garage da sogno e per avere condiviso con noi questa bellissima e affascinante storia.
Photo credits: Pier Francesco Verlato per Rust and Glory
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