Come rispettare il limite dei 100 CV (75 KW) in vigore all’epoca in Germania e costruire una moto in grado di toccare i 250 km/h in autostrada? Lavorando sull’aerodinamica.
Da quest’esigenza, oltre a quelle di affrancarsi dalla fama di costruttore di bicilindrici boxer e di competere a armi pari con le maxi giapponesi, nasce la BMW K1, una delle moto più controverse tanto sotto il profilo del design che della tecnologia.
La K1 deriva dalla K100, uno dei maggiori successi di BMW, ineguagliato negli anni successivi da qualunque altro modello della stessa serie; l’esigenza è renderla più veloce non solo della sua progenitrice, ma di qualunque altra BMW prodotta fino a allora. Come l’ing. Buell per la sua RR 1000 Battletwin, anche i tecnici bavaresi lavorano sulle linee, fino a raggiungere un coefficiente aerodinamico (CX) di 0.38, quasi impensabile per una moto. Ma la fibra di vetro, per quanto poco, pesa, ed ecco che i 234 kg a secco e il raggio di sterzo di quasi sette metri la rendono poco appetibile per chi, oltre alle prestazioni, cerca un minimo di maneggevolezza.
La K1 resta una moto indimenticabile, con quelle linee futuristiche e la supercarenatura che la fanno sembrare la moto di un personaggio di Guerre Stellari. I sedicenni la adoravano, e strappavano pagine di riviste per farne dei poster. Pubblico e critica, però, non l’hanno particolarmente apprezzata.
Ora la K1, prodotta in meno di 7.000 unità è piuttosto ricercata dai collezionisti e il valore di un modello in buono stato d’uso è di circa 6.000 Euro.
Photo credits: Bikeexif (www.bikeexif.com)
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