Vespa. Il veicolo che ha motorizzato l’Italia

Di J.D. Ratcliff e George Révay, da Popular Mechanics, 1954

L’Europa ha visto molti strani e sorprendenti fenomeni, ma unico è quello del motoscooter che ora si sta diffondendo dal continente europeo al resto del mondo. Oltre un milione di questi piccoli veicoli arrancano sulle Alpi, costeggiano i fiordi norvegesi, sfrecciano sul selciato dei paesetti italiani.

II motoscooter sta tra il giocattolo e la motocicletta. La sua fortuna è in gran parte la storia della Vespa, e la Vespa è in larga misura la storia di un uomo non comune : il genovese Enrico Piaggio. Prima della seconda guerra mondiale Enrico e il fratello Armando erano a capo di una grande impresa che fabbricava vagoni ferroviari, filobus, aeroplani e motori d’aeroplano. Alla fine della guerra gli stabilimenti erano in rovina e il numero degli operai, da un massimo di 12.000, era sceso a zero.

I Piaggio avrebbero potuto ritirarsi dagli affari e vivere di rendita. Invece, nell’ottobre 1945, riunirono gli elementi rimasti della loro dispersa organizzazione.

« Dobbiamo trovar lavoro per migliaia di persone » disse Enrico. « Ma la maggior parte dei prodotti che sappiamo fabbricare è proibita dalle autorità d’occupazione. C’è nessuno che ha qualche idea? »

« Ciò di cui il Paese ha maggior bisogno » disse Armando Piaggio « è un mezzo di trasporto rapido e comodo. »

Gli Alleati avevano bombardato le ferrovie, le strade erano state messe a soqquadro dai carri armati. Ci sarebbero voluti anni perché i fabbricanti d’automobili riprendessero la produzione. Frattanto come avrebbe fatto la gente per andare in giro?

Piaggio si ricordava dei robusti motoscooter dai mille usi, adoperati durante la guerra dai paracadutisti americani e tedeschi. Veicoli del genere non avrebbero potuto essere un mezzo di trasporto alla portata di milioni di persone? Piaggio fu di questo parere.

« Cerchiamo di progettarne uno » suggerì ad uno dei suoi ingegneri, Corradino d’Ascanio, pioniere dell’aviazione.

D’Ascanio si mise all’opera. Un motore da quattro o cinque cavalli sarebbe bastato (velocità e potenza non erano requisiti essenziali.) A nessuno piaceva andare a cavallo d’un motore sporco e infocato: perché non collocare il motore di dietro, coprirlo e collegarlo direttamente alla ruota posteriore? Pneumatici grossi, montati su ruote piccole, avrebbero consentito una marcia migliore e avrebbero reso il veicolo piû maneggevole.

Il minuscolo motore a un cilindro progettato da d’Ascanio fu un capolavoro di semplificazione. Alimentato con una miscela d’olio e benzina, non aveva bisogno di un complicato sistema di lubrificazione, né di una pompa dell’olio. Era costruito per la maggior parte in alluminio, pesava soltanto una ventina di chili e avrebbe consumato pochissimo.

Per render lo scooter ben accetto al pubblico femminile, d’Ascanio gli dette la linea d’una bicicletta da donna e vi aggiunse una pedana per appoggiarvi i piedi oltre una specie di grembiule sul davanti per riparo dal vento. Prese dei vecchi pneumatici da una carriola, un vecchio manubrio di motocicletta, rottami di metallo, e il nuovo veicolo fu costruito in un mese e mezzo. II primo modello rudimentale è ora esposto a Torino al Museo della Motorizzazione.

Quando Piaggio fece vedere il prototipo ad alcuni suoi amici ingegneri, questi ne risero e dissero : « Nessuno comprerà un trabiccolo di quel genere. »

«Ne faremo 10.000» disse Piaggio.

Occorreva un nome per il futuro scooter. « Ha il davanti rigonfio, la parte centrale stretta e quella posteriore a bulbo » disse Piaggio. « Assomiglia a una vespa. » E così fu chiamata la nuova motoretta.

Quindi Piaggio iniziò un’intensa campagna pubblicitaria mettendo in rilievo le caratteristiche della Vespa: il prezzo era modico, la spesa di esercizio minima, con il consumo d’un litro di miscela ogni 40 chilometri : su strada, con la velocità massima di 70 chilometri l’ora, poteva tenere una media di 50-55 chilometri. Le motorette vennero offerte con sconto a medici, avvocati, sacerdoti, personalità, e furono bene accette. Attori del cinema e campioni sportivi si lasciarono fotografare sulla Vespa. Quasi da un giorno all’altro il piccolo veicolo conquistò la simpatia del pubblico e fu creato un nuovo verbo: “vespizzarsi”, andare in Vespa. Oggi in Italia ci sono più motorette che automobili.

A differenza della sua lontana parente, la motocicletta, la Vespa è un veicolo per la famiglia : intere famiglie vi salgono per la gita in campagna. Il bimbo in un cesto legato sul davanti, il fratellino più grande in piedi sulla pedana, il padre alla guida e la madre di traverso sul sedile di dietro, con il paniere della merenda sulle ginocchia.

Gli appassionati dello scooter caricano il loro veicolo d’accessori, ma l’accessorio piû importante è una ragazza. « Trova un tratto di strada dove si sobbalza » ha osservato uno Svizzero « e la ragazza ti si stringe addosso per istinto di conservazione. È uno spasso. » Inoltre, una bella ragazza seduta sul sedile posteriore della motoretta ha una splendida occasione per mostrare le proprie grazie ai giovanotti che sgranano gli occhi lungo la via.

Anche le persone anziane partecipano a questa nuova confraternita della strada. Il nonno giudica lo scooter migliore della bicicletta per le proprie gambe. Gli operai possono abitare in campagna dove gli affitti sono più bassi e venire a lavorare in città sulle loro motorette. I medici compiono il loro giro di visite con questi veicoli e gli uomini d’affari vi si recano in ufficio. Un commesso della lussuosa gioielleria Cartier, di Rue de la Paix, a Parigi, mi ha detto : « Prima perdevo mezz’ora di tempo per trovare un posto in cui parcheggiare l’auto. Ora non faccio altro che spingere il mio scooter nel cortile del nostro palazzo. »

Chiunque sappia andare in bicicletta impara a guidare lo scooter in dieci minuti, e questi piccoli veicoli hanno incontrato l’accoglienza entusiastica ch’ebbe la prima automobile costruita in gran serie, la Ford modello T. E per le persone appassionate di congegni meccanici hanno la stessa attrattiva. (Un Francese faceva infuriare la moglie, monopolizzando la tavola da pranzo come officina di riparazioni : l’adoperava per smontare e rimontare il minuscolo motore del suo scooter dopo ogni gita.)

Con il concorso della Piaggio, sono stati costituiti i Vespa Club, che uniscono gli iscritti in una confraternita internazionale della strada. Ve ne sono 150 in Italia, 126 in Francia, 82 in Germania, 64 in Svizzera e molte decine altrove.

Alberghi e ristoranti, ben contenti del nuovo traffico turistico, offrono sconti notevoli ai soci dei Vespa Club. Alberghetti di campagna, che prima avevano ben poca clientela turistica, sono ora frequentati dagli scooteristi, che vanno a visitare le città con la loro motoretta, ma si fermano a dormire in campagna dove gli alloggi sono più a buon mercato.

Le imprese degli scooteristi compaiono di tanto in tanto sulle pagine dei giornali. Due Danesi, fratello e sorella, hanno viaggiato in motoretta da Copenaghen all’India, un Francese dall’Indocina a Parigi, un altro ha attraversato la Manica con dei galleggianti fissati allo scooter e un’elica attaccata alla ruota posteriore. Decine di fabbricanti sono ora entrati nell’industria dello scooter. Dopo il favorevole inizio, la Piaggio costruì un modello a tre ruote, una specie di furgoncino: l’Ape. Ebbe di nuovo un immediato successo. Le società telefoniche acquistarono l’Ape per i loro guardafili; gli agricoltori la comprarono per trasportare frutta e verdura al mercato; i negozianti per effettuare le consegne; le aviolinee per il servizio negli aeroporti.

I fabbricanti di motoscooter danno lavoro a parecchie migliaia di persone. La Piaggio ha 4200 dipendenti nel suo stabilimento principale e 10.000 nelle 1500 agenzie di vendita e di servizio sparse in tutta Italia. Altre migliaia d’operai fabbricano accessori : rimorchi, carrozzette, parabrezza di plastica, portabagagli.

Piaggio ritiene che lo scooter abbia contribuito a combattere il comunismo. Coloro che non avrebbero mai potuto permettersi un’automobile riescono a raggranellare quanto basta per comprare una motoretta. Il fatto di possedere il proprio mezzo di trasporto dà all’uomo un senso di indipendenza e di libertà. Invece di passare le domeniche e le feste all’osteria, porta la famiglia a fare una gita in campagna.

La Piaggio guarda agli Stati Uniti come a un grande mercato in potenza. Ritiene che vi possa essere una vastissima richiesta tra gli agricoltori, gli studenti universitari e le famiglie che hanno una sola automobile. A suo parere, lo scooter potrà contribuire non poco a risolvere il problema delle città americane congestionate dal traffico.

Nel 1951 la Piaggio avviò la produzione della Vespa in Francia e vendé oltre 90.000 scooter nei primi tre anni. In Inghilterra la Piaggio ha concesso la licenza di fabbricazione a ditte di motociclette, e gli scooter cominciano a invadere le campagne inglesi. La Spagna è il Paese meno motorizzato dell’Europa Occidentale – un autoveicolo ogni 158 abitanti – ma la Vespa potrà cambiare la situazione. Lo stabilimento di Madrid fabbrica già 1000 veicoli il mese.

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