Intervista a Gilles Auquier, il fotografo degli eventi più belli d’Europa [Italiano e Inglese]

Intervista di Pier Francesco Verlato

Qualche settimana fa mi trovavo a El Rollo, la gara di flat track che ogni anno si svolge all’Ippodromo di San Sebastian (ES) durante il Wheels and Waves e… non so che cosa sia stato, se l’outfit del gentiluomo-con-i-piedi-a-terra (leggi workwear, con capi abbinati alla perfezione) o le due Leica che teneva al collo ma, per qualche ragione legata più a una fascinazione che a un reale interesse, mi avvicino e… “Posso chiederti chi sei e che cosa fai?”. Mi dice di chiamarsi Gilles Auquier e mi consegna un biglietto da visita piuttosto inusuale, un biglietto da creativo per così dire, e così scopro che di lavoro fa il fotografo. Cominciamo a chiacchierare e io a scoprire qualcosa di più su di lui. Ecco allora che gli chiedo un’intervista perché gli autori, i fotografi e i videomaker sono le persone di cui mi piace più scrivere su Rust and Glory e perdere l’opportunità di un’intervista a Gilles sarebbe un delitto.

Gilles fa il fotografo da sempre e fin dall’adolescenza documenta il mondo della Motorcycle Culture prediligendo oggi le gare su sabbia come la Normandy Beach Race e The Race of the Lords, oltre ovviamente al flat track. Nasce tutto dai suoi fratelli maggiori impegnati, fin dalla più tenera età, in evoluzioni in stile motocross su una Flandria 50cc recuperata in discarica e aggiustata dal nonno meccanico. Erano gli anni ’70. Nell’ ’85, Gilles, terminato il servizio militare, ha già la licenza di fotografo professionista: nei successivi 38 anni, lo sport e la fotografia di strada saranno le sue specializzazioni e la sua palestra per l’affinamento continuo della tecnica fotografica e della sensibilità artistica. E ora l’intervista.

A few weeks ago, I was at El Rollo, the flat track race that takes place every year at the Hippodrome of San Sebastian (ES) during Wheels and Waves and… I don’t know what it was, if the outfit of the gentleman-with-both-feet-on-the-ground (read workwear, with perfectly matched garments) or the two Leicas around his neck but, for some reason linked more to fascination than real interest, I took the liberty to approach him and… “May I ask who you are and what you do?”. He tells me his name is Gilles Auquier and hands me a rather unusual business card, the card of a creative man, so to speak, so I discover that he is a professional photographer. We start chatting and I find out more about him. I decide to ask him for an interview because authors, photographers and videomakers are the people I like most to write about on Rust and Glory, thus losing the opportunity to interview Gilles would be a crime.

Gilles has always been a photographer and, since he was young, he has been documenting the world of Motorcycle Culture. Today, he is always present at sand races around France, i.e. the Normandy Beach Race and The Race of the Lords, as well as at those flat track events which include classic motorcycles. It all comes from his older brothers who, from an early age, were performing motocross-style stunts on a 50cc Flandria recovered from a landfill and fixed by their grandfather, who was a mechanic. That was during the 70s. In 1985, Gilles, after finishing his military service, was already a licensed professional photographer. In the following 38 years, sport and street photography would become his specialisations and his training field for the continuous refinement of both technique and artistic sensitivity. Now the interview.

«C’era un tempo in cui la passione e l’amicizia contavano molto di più delle logiche commerciali che oggi governano anche gli sport di nicchia»

[Pier Francesco Verlato] Gilles, le tue foto contengono un tocco molto personale e, dalla profondità di campo, alla luce, ai colori, sono tecnicamente ineccepibili. Quanti premi hai vinto?

[Gilles Auquier] Neanche uno! I concorsi non mi interessano e non mi sono mai preso il tempo per la presentazione dei miei lavori. Preferisco l’apprezzamento dei miei clienti o di chi, osservando una mia foto, riesce a stabilire una connessione emotiva con essa, e dunque con me.

[Pier Francesco Verlato] Gilles, your photos communicate a very personal touch and, from the depth of field to the lights, to the colours, they are technically flawless. How many awards have you won?

[Gilles Auquier] Not even one! Competitions don’t interest me, and I’ve never taken the time to present my work. I prefer the appreciation of my clients or of those who, by observing one of my photos, manage to establish an emotional connection with it, and therefore with me.

[PFV] Quando ti sei appassionato per la prima volta alle Motorcycle Culture?

[GA] Pensa che sono diventato pilota all’età di 8 anni! Mio nonno era un meccanico e correva nelle gare di motocross locali. I miei fratelli e io abbiamo trascorso tutta la nostra giovinezza nella sua officina smontando e rimontando prima i Solex e gli altri ciclomotori, poi le moto vere e proprie per noi e per i nostri amici. Da allora, le mie ossessioni sono state i motori, il surf e il windsurf in tempi in cui la passione e l’amicizia contavano molto di più delle logiche commerciali che oggi governano anche gli sport di nicchia.

[PFV] When did you first get into Motorcycle Culture?

[GA] I became a motorcycle pilot at the age of 8! My grandfather was a mechanic and raced local motocross races. My brothers and I spent our youth in his workshop, first disassembling and reassembling Solexes and other mopeds, then real motorcycles for us and for our friends. Since then, my obsessions have been motorsports, surfing and windsurfing in times when passion and friendship mattered much more than the commercial logics that nowadays govern even niche sports. 

[PFV] Quando ti sei appassionato alla fotografia?

[GA] Ho ricevuto la prima Agfamatic 50 negli anni ’70 per un mio compleanno… che emozione! Poi le Polaroid e le altre macchine fotografiche analogiche, sempre più evolute, mi hanno trascinato nel vortice di quella che da passione si è trasformata in professione. Perché seguire le proprie passioni è vitale tanto quanto respirare, e va da sé che chi vive della propria passione è una persona molto fortunata.

[PFV] When did you become passionate about photography?

[GA] I received my first Agfamatic 50 in the 70s for my birthday… how exciting! Then Polaroids and other increasingly advanced analog cameras dragged me into the vortex of what, in time, turned from a passion into a profession. Because following one’s passions is as vital as breathing, and it goes without saying that those who live by their passion are very lucky people.

[PFV] Come definiresti il tuo stile fotografico?

[GA] Non ne ho idea, non so se ho uno stile così ben definibile, “etichettabile” per così dire. Dovrei chiedere alle persone che osservano le mie foto e chiedere loro se c’è qualcosa di così fortemente riconoscibile.

[PFV] How would you define your photographic style ?

[GA] I have no idea; I don’t know if I have a photographic style. I would have to ask those who look at my photos if there is anything recognisable.


Ti piace l’articolo? Sai, scriverlo ha richiesto tempo, energia e passione.

Vuoi fare qualcosa per noi?

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere contenuti esclusivi e lascia un commento sul nostro account di Instagram.


[PFV] Come si sviluppa il tuo processo creativo?

[GA] Mi limito a osservare il mondo come se stessi guardando uno show e, dopo tanti anni, lo spettacolo si ripete con diversi attori e in diversi contesti, e tutto diventa una specie di déjà vu. Eppure, allo stesso tempo, è il momento presente nel quale mi trovo e nel quale… respiro e percepisco la realtà. È allora che cado nello stato meditativo nel quale riesco a creare ciò che più ha senso.

[PFV] Where does your creative process come from ?

[GA] I don’t really know, I look at this world as if I were watching a show with a sense of déjà vu … but I understand, I know it’s breathing in the present moment that allows me to be in a place to see and perceive something; it’s like a meditative state …

[PFV] Viaggi spesso per lavoro? Se sì, che effetto ha sulla tua creatività vedere continuamente nuovi posti? 

[GA] Viaggio molto meno spesso di prima ma visito regolarmente gli eventi che mi interessano. Amo il viaggio come scoperta, magari al volante di un’auto o alla guida di una moto e non importa quanto vado lontano o per quanto tempo sto via perché ciascuna esperienza è insostituibile. È come la vita: non conta l’obiettivo ma il percorso che ci impegna ogni giorno. Viaggiando, poi, si incontrano tantissime persone e gli esseri umani sono fatti per incontrarsi, per scambiare idee e esperienze, per imparare e per evolvere.

[PFV] Do you travel often for your work ? (If yes) How does constantly seeing new places and meeting new people affect your creativity ?

[GA] I travel much less often than before but I move regularly when events interest me; I like to travel to discover, ride a motorcycle or drive a car. No matter how far or how long, the experience remains irreplaceable. It’s really the journey, not the goal … I think humans are meant to meet, exchange, learn, evolve.

[PFV] In un’epoca in cui i video stanno soppiantando qualunque altra forma di storytelling – tanto la fotografia quanto la parola scritta – che cosa suggeriresti a un giovane che voglia intraprendere la professione di fotografo?

[GA] Che la chiave rimane la passione: la sua scelta deve nutrire la sua anima prima che consentirgli di pagare le bollette. Se dovessi ricominciare, lo farei a margine di un’altra attività così da garantirmi di essere autonomo. Imparerei prima a fotografare con le pellicole acquistando fotocamere usate. Solo dopo passerei al digitale. Cercherei poi di imitare i fotografi che più ammiro perché ciò mi consentirebbe di affinare sempre di più tanto la tecnica quanto l’intuito, di capire meglio che tipo di fotografo sono. La fotografia analogica e la parola scritta sono linguaggi universali che mi appaiono più accessibili e più durevoli dei video e, da un punto di vista puramente energetico, li preferisco a qualunque altro media anche se sono capace di apprezzare un bel video. È importante osservare e condividere le foto di persona, su carta perché la carta è un mezzo di comunicazione con un’energia molto elevata. Vale lo stesso quando si tratta di leggere un libro. 

[PFV] In a time when videos are taking over every other form of storytelling (both photography and writing), what would you suggest to a young person who want to become a professional photographer ?

[GA] In my opinion, the key remains passion: it is the basis of a choice that must first nourish the soul before the belly. If I were to start, I would start this profession by keeping aside another activity, the time to become financially autonomous; I would learn film photography with used cameras and then digital. And I would try to imitate the photographers I love because this path allows us to work on our technique, explore our intuition and reveal who we are. Paper photography and writing are universal languages that seem to me more accessible and more durable than video; and from a purely energetic point of view, I give them my preference, even if I can appreciate a beautiful video … It is important to see and share your photos taken on paper because it is a high energy medium, it is the same for reading a paper book.

[PFV] Sei un uomo molto elegante e curato. Quali sono le tue fonti d’ispirazione per quanto riguarda l’abbigliamento maschile?

[GA] Grazie Pier, ho il sospetto che tu ti riferisca a quel panno da officina che indossavo sotto il cappello per proteggere il mio collo dal sole alla gara di flat track 😉 Gli abiti mi piacciono quando sono durevoli, utili, confortevoli e eleganti. Non so nulla di “moda” e non la capisco ma, quando vedo un capo d’abbigliamento, so immediatamente se mi piace o no. Vesto sempre e solo per me stesso…

[PFV] You are a very curated and elegant man. What are your main inspirations in terms of menswear?

[GA] Thank you Pier, I suspect you’re referring to the dusty workshop rag that I stuck under my straw hat to protect my neck from the sun when we met at a flat-track race? 😉 I like clothes from the days when they were made to be solid, comfortable, useful and elegant. I don’t understand “fashion” but when I see a garment, I know immediately whether I like it or not; I dress for myself …

Gilles Auquier online: www.gillesauquier.com

Instagram: @nouvomonde

Images courtesy of Gilles Auquier

 

Commenta con Facebook

Ti potrebbe interessare anche...