Steve McQueen: stella del cinema e principe del deserto

Seconda metà degli anni ’50: Steve McQueen girovagava in moto per Los Angeles insieme a Dennis Hopper, quando su Sepulveda Avenue vide alcuni ragazzi saltare dentro e fuori dal bosco su strani mezzi a parafango alto e pneumatici che assomigliavano ai cingoli di un carro armato. Si fermò e chiese a uno di loro se fosse stato in grado di superare una ripida salita di terra e foglie. In men che non si dica… Vrooom! ed era in cima.
Il giorno dopo, Steve, morso per la prima volta dalla passione del fuoristrada, si recò al concessionario Triumph del suo amico Bud Ekins per acquistare una 500cc dirt bike.

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Steve McQueen alla partenza di una gara nel deserto in sella alla sua Husqvarna 400cc

Steve McQueen ha partecipato a moltissime competizioni di regolarità e motocross. La sua specialità erano le corse nel deserto. I contratti con le case cinematografiche gli vietavano però di correre, costringendolo a iscriversi alle gare con degli pseudonimi. Il suo nome di fantasia era Harvey Mushman.

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Alla Sei Giorni Internazionale di Enduro in Germani Est. Correva l’anno 1964 e l’attore faceva parte della rappresentanza americana

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13 Giugno 1971. Steve McQueen ad una corsa nel deserto del Mojave. Photo credits Heinz Kluetmeier / Getty Images/ Sports Illustrated

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Steve McQueen era un attore strepitoso, e uno che in moto e in auto correva davvero. Alle volte si lanciava in pista tra una ripresa e l’altra o con i postumi degli incidenti subiti nelle gare precedenti. Il suo secondo posto alla 12 ore di Sebring su Porsche 908 con un piede ingessato (quello della frizione) ci dà l’idea della stoffa di cui fosse fatto. Tanti suoi film ritraggono scene epiche di corse in moto o in auto. Il più famoso? La Grande Fuga (regia di John Sturgis, 1963).

 

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Il salto de’ La Grande Fuga non fu, in realtà, compiuto da Steve McQueen ma dal suo amico motociclista e stuntman Bud Ekins. Per far saltare la pesante Triumph TR 650 sopra il filo spinato fu costruita una rampa in terra battuta

Steve McQueen fu anche il protagonista, insieme alle due leggende del motociclismo americano anni ’60 e ’70 Malcom Smith e Mert Lawwill, del documentario On Any Sunday, girato dall’allora giovane regista Bruce Brown che realizzò un’opera di straordinario valore sia per i contenuti che per le tecniche di ripresa. Per la cronaca, il titolo italiano di On Any Sunday è “Il rally dei campioni” (perfetto per affossare un’opera che solo di recente è stata riscoperta, ndr).

 

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Da sinistra a destra: Steve McQueen, Mert Lawwill e Malcom Smith sul set di “On Any Sunday” (1971)

 

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Steve McQueen con la sua Triumph customizzata per le gare nel deserto (1964)

 

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Dettagli della stessa moto da “Cycle World Magazine”, Giugno 1964. Si noti il filtro dell’aria.

 

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Con il figlio Chad per un giro in Solex sul set del film “Le 24 Ore di Le Mans” (1971)

 

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Con Jacqueline Bisset sul set di “Bullit”. San Francisco, 1968. La Bonneville è sempre presente

“Ti addentri sempre di più nelle zone rurali, dove non puoi incontrare nessuno, cercando di scappare dalle altre persone, dal loro rumore e dalla loro merda, ma poi gli altri vedono la tua traccia e ti seguono. E’ un problema con cui ci confrontiamo tutti in questo mondo dove viviamo come sardine impacchettate in una scatoletta. Da che cosa scappiamo? La risposta: da noi stessi. E’ una cosa folle, ma qual è la soluzione?”

                                                                                                                            Steve McQueen

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