Di Nicola Manca – IG @MicioGattillo | @MotocicliAudaci
Quando ci capita di dover affrontare un viaggio o ancor meno una scorribanda giornaliera in moto esistono, riduttivamente parlando, almeno due approcci: non portarsi nulla e che Dio ce la mandi buona, oppure portarsi tutto.
Se nel primo caso la scelta è semplice, nel secondo pensiamo sempre a cosa caricarci che possa esserci d’aiuto per risolvere le situazioni più intricate e quindi le povere borse o i pochi vani di cui i mezzi a due ruote dispongono si riempiono di ogni sorta di ammennicolo: gonfia e ripara, leve di ricambio, fusibili, chiavi e attrezzi di ogni genere.
Fra questi ce ne sono alcuni, assolutamente fuori contesto, che non dovrebbero mai mancare nel bagaglio di ogni buon viaggiatore, sia esso occasionale o overlander.
Per intrattener(si)
Si tratta di uno strumento bistrattato, spesso equiparato a un giocattolo, ma all’interno delle sue ottave vi è una storia tanto affascinante quanto inquieta che le fanno avere di diritto un posto fra questo particolare elenco. Non starò a dilungarmi troppo in teoria musicale, ma quel che serve sapere è che l’armonica è strumento istintivo, capace con poche note soffiate o aspirate di riempire un contesto. E allora eccoci arrivati alla nostra destinazione sotto un cielo stellato così intenso che sembra richiamare echi d’un tempo lontano. Ed è proprio in questo frangente che imboccare l’armonica e respirare attraverso essa intesse una trama melodica che diverrà la protagonista di questa cartolina. A studiarla a fondo non è uno strumento semplice, ma per la sua genesi è uno strumento che non necessita di saper leggere un pentagramma, anzi. E’ pura emozione e sentimento. Compratene una (di una marca buona e preferibilmente in tonalità di Do) e con una trentina di euro avrete un compagno di viaggio che diverrà inseparabile. Potrete suonarla mentre attendete il gruppo che è con voi o durante un concertino del complessino che sta suonando nel locale di una cittadina sconosciuta nella quale siete appena arrivati: non vi diranno di no. Inoltre, cosa da non sottovalutare, si tratta di uno dei pochissimi strumenti musicali che non occupa troppo spazio.
Se appartenete al primo gruppo, imparare un buon numero di canzoni a memoria vi permette di non portarvi nulla.
Per dare valore al tempo
Pensiamo sempre a come risolvere i problemi che ci si presenteranno, ma a volte capita di non poterli risolvere autonomamente. Chiamiamo quindi l’assistenza e ci viene risposto che il soccorso impiegherà tot ore per raggiungerci. In questo caso un libro, non necessariamente Guerra e Pace ma magari un formato più pratico e leggero, diventerà il nostro più caro compagno di viaggio. Infatti non sempre è possibile ammazzare il tempo con l’ormai abituale smartphone (batteria scarica, scarsa copertura di rete ecc.) e immergersi nelle pagine di un romanzo rappresenta un ottimo metodo, oltre che qualitativamente più sano, per ammazzare il tempo nell’attesa che vengano ad aiutarci. Sulle tematiche non mi sento di dare suggerimenti, lasciando a ognuno la possibilità di assecondare il proprio gusto, ma un libro è una delle cose più “inutili” che possiamo mai desiderare nelle nostre cavalcate.
Se appartenete al primo gruppo, potete contare il numero di viti e dadi sulla vostra moto classificandoli per tipologia, fare meditazione oppure continuare a cantare.
Per sgradite carezze
Capita di vedere fotografie di posti meravigliosi e immaginarceli come il paradiso terreste. Purtroppo l’immaginario a volte si scontra con la cruda realtà, per cui dai pixel non è possibile vederne i difetti.
Potrebbe esserci un caldo infernale, così come sciami asfissianti di moscerini o peggio zanzare. Per chi sta vivendo quel momento si passa immediatamente da paradiso a inferno. Per questa ragione portarsi sempre dietro uno stick di antizanzare rappresenta sicuramente la scelta adatta al conseguimento del nostro edonismo e voglia di vivere in santa pace un luogo. Anche in questo caso, poco spazio nel bagaglio ma siamo sicuri di non dimenticarcelo più a casa e rimpiangere il fatto che non ci abbiamo pensato prima.
Se si è soliti non portar nulla con sé, si consiglia di allenarsi a mettere e togliere la cera, in modo tale da schiacciare le zanzare con un colpo di karate appena si posano e terrorizzare di conseguenza le altre.
Per poter scegliere
Se viaggiate da soli non vi serve, a meno che non sia truccato e vogliate provare a usarlo in qualche casinò di Las Vegas. Ma se viaggiate in due o più il dado rappresenta un ottimo strumento di scelta quando uno la vuole cotta e l’altro la vuole cruda. Generalmente serve quando si è in numero pari, perché viaggiando in numero dispari vi è sempre l’ago della bilancia, ma qualora vi siano tre o più opzioni papabili, il dado diventa uno strumento indispensabile. Qualcuno potrebbe volerlo sostituire con una moneta, ma questa per la sua natura dicotomica diventa complicata quando le scelte sono più di due.
Ricordo una bellissima trasmissione televisiva di un signore, l’uomo del dado, che viaggiava e compiva azioni conseguenti sempre tirando un dado. Per cui alla domanda “cosa c’è da vedere in questo posto?” raccoglieva 6 opzioni ed era la sorte a indicargli la direzione. Idem dicasi per cambiare località, mangiare ecc. Non dico di farla così estrema, anche se è un modo divertente e insolito di esplorare, ma se dovete scegliere sappiate che il dado non prova antipatie per nessuno ed è sempre un arbitro imparziale.
In alternativa, per i viaggiatori scarichi, la buona e vecchia conta va altrettanto bene.
Per socializzare e perdere la casa
Un altro oggetto capace di rubare poco spazio ai vostri bagagli sono le carte da gioco. Il loro utilizzo è multiplo come lo sono le situazioni nelle quali, tirandole fuori, stupirete i vostri compagni di viaggio strappandogli un sorriso. Penso ad esempio alle lunghe traversate in nave che sembrano non finire mai. Ma anche a un dopocena dopo aver fatto 300 km di fuoristrada e avere così tanta adrenalina in corpo da non aver la minima intenzione di dormire. Possono essere usate all’occasione anche per poter scegliere, sovrapponendosi all’uso del dado, dove sceglie chi tira fuori dal mazzo la carta più alta o più bassa, in base alle regole che stabilirete a monte. Sono anche un ottimo strumento di auto-compagnia, a patto di imparare qualche solitario da sfoderare mentre aspettate il carro attrezzi. Di fatto rappresentano uno strumento uno e trino: intrattengono voi, gli altri e vi fanno scegliere. All’occasione potreste rischiare, prendendoci troppo la mano, di giocarvi la casa, ma noi di Rust and Glory non ci prendiamo la briga di dire a vostra moglie che il consiglio di portarvele è stato nostro.
Se appartenete al primo gruppo consigliamo invece la lotta libera, braccio di ferro e la morra cinese.
Per lasciare un mondo migliore
Infine, ultimo ma non per importanza, una busta di plastica. Andare in un bosco che ci sembra incontaminato e dimenticato dall’uomo e trovare cartacce per terra, bottiglie di plastica e ogni genere di rifiuto non è mai una bella sensazione. Portarsi una busta di plastica dell’immondezza ci permette di portarci via qualcosa lasciata dai tanti incivili che purtroppo abitano questa Terra, lasciando a noi la sensazione
di aver fatto una cosa giusta per i nostri figli e per la natura stessa. Se siamo stati invece così fortunati da non doverla riempire, all’occorrenza può fungere da poncho improvvisato per la pioggia o da antivento.
Per coloro che invece non si portano nulla dietro: ok l’armonica, il dado e le carte, ma anche se viaggiate scarichi una busta portatevela, che male non vi fa!
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