Automotoretrò, mon amour

– Testi e foto di Marco Latorre –

Non mi ha mai convinto la festa di San Valentino. Dai… questa cosa di dover fare i romantici per forza. Di inventarsi a comando un modo per stupire la dolce metà, di fare il tenerone e bla bla bla.

Però quest’anno ho ceduto. Non ho resistito e ho portato la mia ragazza a Automotoretrò. Quanto romanticismo ragazzi, davvero. E non ero il solo, domenica c’era una marea di innamorati come me al Lingotto di Torino. Oggi ho visto i dati e non stento a crederci: in tre giorni la Fiera ha visto 63 mila visitatori, un record per Automotoretrò.

Su 65.000 metri quadri – vi assicuro, è tantissimo – c’era di tutto. Auto d’epoca iconiche come se piovesse, moto… tante ma ne avrei volute vedere di più (tra poco vi spiego cosa intendo).

Dunque, c’era di tutto. Ma proprio di tutto: dal modellino in scala 1:25 di Jaguar E-Type a quella vera di Diabolik, dalla Super Car di Michael Knight KITT all’Hummer H1 “super ammerigano”, dal Defender della Royal Mail britannica alla celestiale Volvo 1800 coupè, dal Laverda SFC al Morini 500 Camel, dalla raffinata Mini Austin Cooper guidata dall’Ing. Ferrari al Truck con subwoofer tutto pimpato di led e accessori aftermarket. E mille altre moto e auto che se dovessi elencarle tutte vi verrebbe la barba bianca, sempre non l’abbiate già.

Voglio andare al sodo cercando di essere sintetico così potete gustarvi alla velocità della luce la marea di foto ai dettagli che più mi hanno catturato.

Ne è valsa la pena? Assolutamente sì, c’era tantissimo da vedere. Da stancarsi a camminare. Solo che 12 euro d’ingresso per me è troppo. Dai, 10 euro sarebbe stata una soglia psicologica accettabile.

1. Si poteva ammirare ma si poteva anche acquistare. Ho sbirciato poco i prezzi di moto e auto in vendita ma tutto mi sembrava altissimo. E che ogni volta che vado a una fiera ho l’impressione che tutto sia un po’ gonfiato. Anche i pezzi di ricambio. Internet sta cambiando tutto ma in questo mondo un po’ più lentamente.

2. Collezione Bertone: nota stonata. Mi aspettavo più modelli. I prototipi presentati molto interessanti ma l’allestimento discutibile. Pavimentazione e luci – a mio parere – non valorizzavano molto le vetture che non erano brillantissime…

3. La varietà delle vetture mi ha colpito piacevolmente, per tutti i gusti. Dalle popolari Fiat a qualche chicca pregiata. Spettacolari alcune Jaguar e Porsche (le ho fotografate).

4. Mercatino: c’era anche quello però tutto sulle auto. Ricambi e accessori moto epoca davvero pochi.

5. Il padiglione OVAL: mah… non so. Questo padiglione, un po’ distante dal gruppo centrale della Fiera era distante anche per categoria. Auto alla “pimp my ride” in salsa italiana, interessanti ma fuori fuoco rispetto al tema “automotoretrò”.

6. La grande assenza: le moto Special… Ne ho vista solo una. Le moto speciali cafe racer, tracker, scrambler, brat, bobber – molte sono costruite partendo da basi di pregio d’epoca – non c’erano. Niente. Tra le moto moltissime regolarità, enduro e cross anni settanta, spettacolari ma tutte rigorosamente di serie. Può starci. Ma è un peccato. C’era un’area Custom nel padiglione OVAL, nella zona dedicata alle “pimpate”, ma a mio parere non rientrano nel nuovo fenomeno delle special. Il mondo Custom, harley, pelle, tatuaggi e patch e gilerini è una cultura solida. Matura. Il fenomeno Special è altro e non c’era. PS: l’unica special l’ho pescata nell’area Custom. Molto diversa dal mondo iconico dei Chapter.

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