In vendita la dune buggy di Steve McQueen ne’ Il Caso Thomas Crown

La deduzione è presto fatta: ci sono veicoli che entrano nel mito perché guidati in film iconici da personaggi a loro volta fuori dal comune. Uno di questi è la dune buggy guidata da Steve McQueen ne’ Il Caso Thomas Crown. Si tratta di un Meyers Manx preparato dal team di Bruce Meyers insieme allo stesso Steve che, come sappiamo, era uno quanto a motori poteva dire la sua. Il risultato è un mezzo in fibra di vetro del peso di 450 kg circa, spinto da uno Chevrolet Corvair da 230 cv posizionato a sbalzo oltre l’asse posteriore. Il telaio è quello di un Maggiolino accorciato. Un rapporto peso/potenza da fare impallidire la Lamborghini Miura, ritenuta all’epoca la super car per eccellenza.

A differenza di Bullit, dove buona parte delle riprese al volante sono gestite dallo stuntman, ne’ Il Caso Thomas Crown Steve McQueen non lascia il volante della buggy nemmeno per un secondo. C’è da credere che Faye Dunaway abbia vissuto momenti di autentico terrore sulle dune del Massachusetts con l’impietoso McQueen alla guida. Trovate sotto il video.

Riguardo al film. Il Caso Thomas Crown uscì nelle sale nel 1968 – lo stesso anno di Bullit – e consacrò Steve McQueen come star poliedrica e icona di stile. Affiancato dalla splendida Fay Dunaway, la pellicola narra la storia di un furfante istruito, ricco e elegantissimo che escogita la più ingegnosa delle truffe per ritirarsi a vita più tranquilla e godersi definitivamente il suo denaro. Si narra che la parte fu inizialmente offerta a Sean Connery il quale la rifiutò per poi pentirsene negli anni successivi. Un’altro aneddoto riguarda la scena in cui Steve McQueen, golfista non troppo abile, deve spingere un pallina da golf fuori da un bunker di sabbia: si dice che l’attore fu talmente caparbio da costringere la troupe a stare lì per un intero pomeriggio fino a che non fosse riuscito a effettuare un colpo decente.

La dune buggy non ha ancora un prezzo, ma la trovate sulle pagine della casa d’aste Bonhams.

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Photo credits: Silodrome, Bonhams, United Artists Corporation (UA)