Nel 1973, Kenny Roberts vinse il Campionato dell’American Motorcycle Association (AMA Grand National), un successo ripetuto anche nel 1974. Quell’anno segnò anche il primo successo di Roberts in una gara su strada (Road Atlanta), preludio ad una carriera ai vertici del motociclismo mondiale negli anni successivi e terminata molto dopo, nel 1987.
Il Campionato AMA Grand National comprendeva 5 diverse discipline: le prime quattro si svolgevano su piste sterrate, l’ultima su asfalto.
I piloti di flat track, disciplina resa celebra alle nostre latitudini dal documentario-capolavoro On Any Sunday, possono superare i 100 mph (circa 160 km orari) sulle piste ovali. Non dispongono di freno anteriore ma si affidano al freno motore, a un tamburo posteriore e alla derapata per ridurre la velocità. Infatti, far derapare la ruota posteriore è fondamentale per affrontare le curve. I piloti si sfidano manubrio contro manubrio mentre scivolano lateralmente a velocità elevatissime. Le battaglie per la scia sono epiche e le gare vengono vinte o perse per frazioni di secondo.
Ma per vincere il Campionato Grand National, un pilota deve essere altrettanto bravo su asfalto, dove la tecnica di guida è completamente diversa. Tanto per cominciare, i circuiti non sono piste ovali e i piloti non girano solo a sinistra. Devono fare tutto bene: accelerare, frenare e curvare piegando la moto. Le velocità massime sono poi molto più elevate rispetto alle piste sterrate.
I piloti che vincono in tutte e cinque le discipline del Grand National ottengono l’AMA Grand Slam ma nella storia sono stati solo quattro a farcela. Kenny Roberts è uno di loro, il secondo nella storia quando l’impresa gli riuscì nel 1974. Gli altri vincitori furono Dick Mann (1972), Bubba Shobert (1986) e Doug Chandler (1989). Roberts, però, è ancora l’unico pilota ad aver vinto il Grand Slam due volte e l’unico ad essersi aggiudicato la vittoria in tutte e cinque le discipline in una sola stagione, nel 1975.
Negli anni ’70, il campionato del mondo era dominato dai piloti europei. La MV Agusta era il costruttore di riferimento con Yamaha e Suzuki che sgomitavano per farsi strada nella classifica. Le moto avevano più motore che pneumatici, freni o ciclistica.
Roberts adottò uno stile di guida completamente diverso dagli altri, derivato dai suoi anni nel flat track. La sua tecnica di frenata anticipata, con accelerazioni decise per far perdere aderenza alla ruota posteriore fu una rivelazione agli occhi dei team europei che erano abituati a una guida molto più lineare.
Nel 1978, il suo primo anno di gare a tempo pieno in Europa, su circuiti perlopiù mai visti prima, Roberts vinse il Campionato del Mondo su Yamaha nella categoria 500 cc. Ottenne tre titoli mondiali consecutivi, sfidando concorrenti sempre più agguerriti. La sua tecnica di guida con lo scivolamento della ruota posteriore rappresentò l’apice del virtuosismo nell’era dei motori a due tempi, in un periodo in cui l’elettronica era ancora sconosciuta.
Roberts aprì la strada a molti futuri campioni del mondo americani: Freddie Spencer, Eddie Lawson, Kevin Schwantz e Wayne Rainey, tutti piloti degli ovali in terra battuta. Anche ora, con le moto della MotoGP che utilizzano il controllo di trazione computerizzato, molti piloti di punta riconoscono i benefici dell’allenamento sulle piste sterrate con il solo “controllo di trazione manuale”, vale a dire effettuato dal pilota gestendo l’apertura del gas.
Nel 1973, ai bordi delle piste di flat track californiane, quanti avranno pensato, osservando le prodezze del pilota in tuta gialla e nera su una Yamaha stock, di trovarsi al cospetto di un futuro gigante delle corse?
Redazione Rust and Glory
Foto: Salem AMA Motorcycle Slides Collection
Ispirazione: The Selvedge Yard
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