Oggi, tutti desiderano una scrambler, ma quante tra queste moto possono dirsi veramente fedeli allo spirito degli anni ’70? Quello spirito di libertà, un po’ anarchico, che portava i giovani a modificare le proprie moto (e le case a creare modelli ad hoc) affinché il mezzo, ineccepibile o quasi su strada, fosse perfetto anche per una scampagnata, un festival rock o un giro in camporella.
Alla fine la risposta è… poche, molto poche e tra queste, certamente, la XS 650 che vi presentiamo oggi. Per tutte le altre vi suggeriamo un’occhiata alla nostra collezione di scrambler.
La XS 650 del 1981 era in condizioni disastrose quando l’attuale proprietario la scoprì per inviarla a Kevin McAllister, un preparatore per hobby al quale venne affidato il compito di rendere la moto il più fedele possibile alla scrambler per eccellenza di casa Yamaha, la XT 500.
Il motore è stato completamente ricostruito subendo piccole modifiche di alesaggio e corsa e montando pistoni alleggeriti al fine di ottimizzare la coppia, già generosa, dell’XS 650 base. Esteticamente, le modifiche non si contano, anche se la più importante è senza dubbio l’adozione del serbatoio della XT 500 che le dona l’aspetto di una moto appena uscita di fabbrica ma decisamente aggressiva, almeno per i canoni degli anni ’70.
Le grafiche del serbatoio sono state studiate da un amico designer e la sella, per una custom bike, è decisamente comoda e imbottita, perché non bisogna dimenticare che una bella special è anche una moto comoda e affidabile e non solo un pezzo da museo.
Proprio in quest’ottica, al fine di riparare la meccanica da colpi è pietre è stata realizzato e assemblato il paramotore inferiore. I cavi dell’impianto elettrico sono stati raccolti sotto la sella al fine di non penalizzare l’aspetto del mezzo ma la ciliegina sulla torta è l’impianto di scarico che ha richiesto moltissime prove e disegni prima di essere realizzato artigianalmente da Kevin.
Noi possiamo dire solo… ben fatto! La XS 650 Scrambler è la sorella più grande che l’XT 500 non ha mai avuto.
Photo credits: Distorted Imagery (distortedimagery.net) via Bike Exif (www.bikeexif.com)
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