A cura della Redazione Rust and Glory.
Nel mondo delle due ruote ci sono club, ci sono congreghe segrete, e poi c’è il Guggenheim Motorcycle Club. Non lo troverete inciso su un giubbotto di pelle in qualche bar polveroso lungo la Route 66 o la Statale Romea. No, il Guggenheim Motorcycle Club è un’associazione di spiriti eletti, un sodalizio di uomini e donne che hanno deciso che la passione per le due ruote può – e deve – andare a braccetto con quella per l’estetica, l’arte e il buon vivere. Se volete una definizione meno poetica: è un gruppo di collezionisti d’arte, attori e imprenditori convinti che le moto possano essere espressioni artistiche al pari di una scultura di Brancusi o di un dipinto di Rothko.
Una Nascita Ispirata dal Mito
Tutto inizia nel 1998, quando il Guggenheim di New York allestisce una mostra destinata a scuotere le fondamenta del mondo dell’arte: The Art of the Motorcycle: una selezione di 114 motociclette scelte per il loro valore storico ed estetico. Una celebrazione di quel sublime connubio tra design e meccanica, un tributo al fatto che una Vincent Black Shadow non sia meno degna di ammirazione di una statua greca.
La mostra è un successo travolgente, ma anche una dichiarazione di guerra al conformismo museale. I critici si dividono: alcuni gridano al genio, altri all’eresia. Nel mezzo, un gruppo di appassionati decide che questa visione non può restare confinata tra le pareti di un museo. È così che nasce il Guggenheim Motorcycle Club, un’idea tanto nobile quanto – va detto – leggermente snob.
Immaginate di attraversare il deserto del Nevada con il sole che si riflette sulla carenatura di una Vincent Black Shadow, o di percorrere le Alpi in sella a una Moto Guzzi Le Mans, con un gruppo di amici che potrebbe tranquillamente declamare Shakespeare alla prossima sosta per il caffè.
Chi Sono i Cavalieri di Questo Club?
Nella lista dei membri figurano nomi come Jeremy Irons, Keanu Reeves, Dennis Hopper (quando ancora calcava la strada), Laurence Fishburne e Lauren Hutton. C’è persino Peter Norton, il creatore dell’antivirus più famoso degli anni ’90, perché evidentemente saper proteggere un PC da un malware rende anche più consapevoli sulle gioie del motociclismo raffinato.
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Le Avventure di un Club Esclusivo
Gli incontri del Guggenheim Motorcycle Club non sono semplici giri in moto. Sono esperienze quasi cinematografiche, viaggi in cui ogni percorso è studiato per essere tanto visivamente spettacolare quanto emozionalmente coinvolgente. Immaginate di attraversare il deserto del Nevada con il sole che si riflette sulla carenatura di una Vincent Black Shadow, o di percorrere le Alpi in sella a una Moto Guzzi Le Mans, con un gruppo di amici che potrebbe tranquillamente declamare Shakespeare alla prossima sosta per il caffè.
Nel 2000, uno di questi viaggi si trasforma in un episodio drammatico quando Lauren Hutton ha un incidente nei pressi della diga di Hoover. Sopravvive, ma passa due settimane in coma. In perfetto stile Guggenheim MC, torna in sella non appena possibile, dimostrando che, per quanto sofisticato, questo club condivide con tutti i motociclisti una fede incrollabile nella moto e nello stile di vita che essa rappresenta.
Una Filosofia in Movimento
Per i membri del Guggenheim Motorcycle Club, una moto non è semplicemente un mezzo di trasporto, ma una scultura in movimento, un oggetto che racconta storie.
Non è un caso che Thomas Krens, ex direttore del Guggenheim e fondatore del club, abbia detto che guidare una moto è come vivere un film in prima persona. Perché il Guggenheim Motorcycle Club, alla fine, è proprio questo: un film senza fine, una storia che si scrive curva dopo curva, un equilibrio perfetto tra estetica e avventura. E se anche voi credete che un motore possa essere poesia, allora siete già a metà strada.
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