Carlo Talamo (a sinistra) in posa per una foto di Motociclismo del 1986
– Testi di Paolo Pitossi, immagini via Fedrotriple –
Certo che se avesse ascoltato tutti i preconcetti, le stime di bilancio e i trend di mercato quel ragazzo solitario, forse il primo su un windsurf tra le correnti del lago di Garda, di strada ne avrebbe fatta poca.
Erano i giovani anni ottanta, e lui stesso, intorno ai trent’anni, esprimeva di non avere chiaro, ancora, il suo futuro.
Eppure se in Italia il fenomeno custom è così sentito e seguito, e i marchi Harley Davidson e Triumph se la giocano a testa alta tra le classifiche di vendita in questo 2016 di ripresa del mercato, lo dobbiamo, senza dubbio, anche a lui.
Carlo Atenolfi Talamo, faccia sveglia, erede di nobiltà decaduta, nasce a Roma nel 1952.
Curioso e appassionato di motori, gli piace viaggiare, scoprire e andare forte, approda nella Milano del boom verso la fine degli anni settanta, inseguendo donne e successo, a modo suo.
La “Milano da bere” sarà il suo regno. Dapprima lo accoglie il mondo della pubblicità, dove imparerà a conoscere e a farsi conoscere, ma la vera vocazione arriva nella rigidissima fine del 1984, quando, insieme agli amici Brun e Crepaldi fonderà ‘la’ Numero Uno, distributore e poi importatore ufficiale delle bicilindriche di Milwaukee.
Fino a lì, in Italia, Harley Davidson si mischiava e sovrapponeva alla storia di Cagiva e il mito americano era realmente distante un oceano.
Quello stesso anno approdò sul mercato il nuovo motore Evolution 1340 cc, un complice perfetto: carburatore e vibrazioni, con quella corsa lunga che al minimo risveglia i sensi, riscalda il cuore.
Carlo Talamo con Peter Fonda
Il resto è storia e, noia dei numeri a parte, l’azienda che nacque sotto l’epica nevicata fu per cinque anni consecutivi ‘Best dealer in the world’ del marchio americano.
Talamo ne fu il capo spirituale e creativo, e lo fu anche per Triumph, Rolls Royce e Bentley, fondando Numero Tre e Gialloquaranta (quest’ultima meno fortunata delle precedenti).
Sue le campagne stampa accattivanti ed emozionali, sua la faccia che riempiva le riviste, suo il trofeo short track per Sportster e l’idea del Pallequadre, ride destinato ai possessori H-D, settecento miglia con la sola certezza del luogo di partenza.
E le special, messe in bella mostra nelle vetrine scintillanti di via Niccolini.
Le special, tanto apprezzate da divenire modelli di serie, talmente equilibrate e di buon gusto da essere tuttora attuali, vent’anni dopo.
883 r, Buell s1, Night Train, Baby Speed, Speed Triple 1050 sono solo alcuni esempi di motociclette che non esisterebbero se Carlo non si fosse messo a spogliare, ad evolvere, ad immaginare code mozzate, semicupolini, monoborse laterali, accostamenti di forme e colorazioni non ordinari.
In una delle sue irriverenti pubblicità
Con la sola licenza media, la sua scuola era la strada, non lo nascondeva e anzi, fu ciò che ha reso le sue idee un successo. Carlo trasformò un prodotto di nicchia, con un preciso target di riferimento, prima in una moda per ricchi, poi in un fenomeno di costume riconosciuto.
Appassionato d’arte e esteta, culturalmente preparato e coraggioso, riusciva a plasmare l’estro, ad essere il primo a farlo e, soprattutto, a saperlo trasmettere con il temperamento e il carisma tipici di chi divide.
Per molti un guru, un precursore, il genio puro, gli stessi e altri lo ricordano scontroso e altalenante, despota piccatamente egocentrico.
O forse, aggiungo io, era solo dominato da un carattere instabile, bisognoso di continue conferme.
Ricordo a tal proposito un passaggio della sua prosa , dove asseriva che una motocicletta Harley non avesse difetti, ma caratteristiche, che non perdesse olio, ma segnasse, inequivocabilmente, la sua strada.
E alla fine, comunque, aveva sempre ragione lui.
Carlo Talamo se ne andava il 29 ottobre del 2002 in sella ad una delle sue creature. Oggi, 18 novembre 2016, è il suo compleanno, auguri Carlo.
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