Novegro è uno scrigno gigante. Ho scritto Novegro perché non c’è neanche bisogno di scrivere il nome della fiera. Per un appassionato di moto vecchie e vecchissime, basta dire Novegro.
Novegro è uno scrigno immenso dove ci sono un sacco di tesori e un sacco di rottami. E quello che per alcuni è un tesoro, per altri è un rottame. Va sempre così. Ed è sempre una caccia. Per giunta costosa. A volte. Dipende.
Sicuramente il biglietto d’ingresso non mette il sorriso, 12 euro sono un bel tocco. Ma – a giudicare dall’affluenza – anche quest’anno notevole, sembrerebbe essere il prezzo giusto. Per chi organizza, ovviamente.
Per gli altri è una grande caccia, una caccia segreta e intimissima verso il ricambio introvabile, la guarnizione originale dell’epoca, il gadget particolare, l’oggetto a caso che spunta fuori dal nulla, all’improvviso. Non si può descrivere Novegro perché è una fiera troppo personale. Quello che possiamo scrivere è che ogni anno riflette un trend, una moda. Ti fa capire o ti conferma come si sta muovendo il mercato.
Quest’anno – tra il gran vociare in lingua tedesca (mi è sembrato di vedere e di sentire rispetto all’anno scorso più stranieri, in particolare francofoni) – batte tutta la concorrenza l’offerta variegata di enduro e di regolarità anni 70. Mai viste così tante. Mi aspettavo prezzi alle stelle e invece in diverse occasioni mi sono dovuto ricredere. Molti esemplari erano in vendita a prezzi più che abbordabili, in linea con gli annunci sul web. Anche meno. E senza cercare di contrattare. Esempio: un Suzuki DR600 a 1.000 euro, molto ben tenuto o un Transalp dell’87 a 1.200 euro.
Una marea di rottami e perle introvabili anche quest’anno dunque. E special? Poche, quasi zero. L’unica che abbiamo intercettato è una piccola Guzzi targata Ireful Motorcycles.
PS: un piccolo segnale dei tempi che cambiano, tra i rottami per la prima volta (almeno per me), ho visto una bici elettrica. Orrenda, sia chiaro.
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