La visione “special” di Bylot

2017_05_17_Bylot (35 di 39)

di Marco Latorre

Primavera, sabato mattina. Dietro una fila precisa di siepi curate, c’è il cortile di Brooksland, storica oasi di ricambi per gloriose motociclette inglesi e non solo. E’ qui che incontro Enrico Farina, ex pilota di regolarità, giornalista e infine costruttore di moto uniche, eleganti tassellate dal sapore vintage e dalle prestazioni brillanti e contemporanee: le Bylot.

2017_05_17_Bylot (18 di 39)

“All’inizio volevo chiamarle Moto Lamber, perché sono nato nel quartiere San Gerardo di Monza, in una casa appoggiata sulla riva del Lambro,” inizia a raccontarmi Enrico. “Poi ho cambiato idea quando, dopo aver presentato il progetto agli amici, questi mi hanno dato del bilòtt (stupido in dialetto monzese) perché era follia lanciare una nuova moto in un mercato così in crisi.” “Ci ho dormito una notte e all’improvviso mi sono ricordato un racconto di mio padre. Quando era in guerra ad El Alamein, i monzesi per riconoscersi scrivevano sui vetri dei mezzi impolverati proprio la parola bilòtt.”

motobylot1

Detto fatto nel 2012 Enrico presenta la sua prima Bylot all’Eicma di Milano: la Six Days Daytona 175. La piccola fuoristrada è elegante con la sua impostazione tecnica da moto d’epoca ma trattiene al centro un propulsore giapponese Daytona raffredato ad aria da 26 cavalli – 5 marce – di moderna concezione. “Ho fatto come molte piccole case costruttrici degli anni ’60 ‘70, sono partito da un motore puro, prestazionale. E intorno a quello ci ho disegnato tutto il resto.” In una motocicletta, estetica e prestazioni sono un connubio imprescindibile per Enrico.

moto_bylot_elettrica_1

Proprio da questo assioma, pochi mesi dopo, nasce la visionaria E-Scrambler: motore elettrico e design vintage. “Per il motore mi sono affidato all’esperto Claudio Dick che già dal 2007 vendeva motociclette elettriche con il marchio Quantya.”

e formidable

L’esperienza con l’elettrico lo affascina al punto che Enrico realizza altri due modelli a zero emissioni: l’E-Travers e l’E-Formidable. Quest’ultimo è un vero e proprio contrasto di epoche. Il disegno è quello di una moto d’epoca, le prestazioni invece sono fin troppo all’avanguardia con il motore brushless trend Quantya da 74V, 130 km/h di velocità massima e circa 180 minuti di autonomia. “L’elettrico è il futuro, ci credo molto ma tutto sembra ancora oggi remare contro. Inoltre, il tema della ricarica non è ancora stato risolto da un punto di vista tecnologico. Le batterie costano troppo e durano poco.”

Ma Bylot ha le sue radici nel fango dei fettucciati delle Valli Bergamasche e così dopo pochi mesi Enrico sforna l’80cc Regolarità competizione con motore Derbi 80 preparato Valenti. Classico con il parafango posteriore replica fedele dei Preston anni ‘70 ma al passo con i tempi grazie al freno a disco anteriore e il radiatore nascosto sotto la sella.

2017_05_17_Bylot (24 di 39)

E questo equilibrio si ripresenta ancora con l’ultimo modello – datato 2017 – di Enrico, che ci presenta in anteprima assoluta. “E’ il mio concetto di Special. Sono partito dal motore, ne volevo uno iconico con il cambio a sinistra. Ero indeciso tra Gilera e Guzzi e infine ho scelto lo Stornello. Quello che vedi montato è un Moto Guzzi 202 cc, estremamente versatile e notevolmente personalizzabile. Tra poco riuscirò a portarlo a 230 cc grazie a un nuovo gruppo termico lavorato dal pieno. Il resto della moto è una serie di tributi alla mia grande passione: la regolarità.” Mi spara alcune chicche: il parafango posteriore si ispira alle BMW Parigi-Dakar anni ‘80 che portava in gloria Gaston Rahier. Il forcellone con quella sua forma ammicca agli SWM TF3 mentre la mascherina è un tributo alla vicentina Moto Gabor di Due Ville. Sul serbatoio – in stile Italjet – c’è la cinghia di cuoio, è un omaggio alla Yamaha anni ’70 di Bob “Hurricane” Hannah. I colori invece sono quelli di Bylot, verde e blu, con il bianco a fare da contrasto.

2017_05_17_Bylot (20 di 39)

La “Special” di Bylot è un tributo rispettoso al passato. Colgo l’occasione e gli chiedo cosa ne pensa della scena “caferacer” italiana, questa moda prepotente di personalizzare le moto seguendo diversi criteri e stili. E se sarà destinata a sparire. “No, non credo che sparirà. E’ un movimento che ha attirato molte persone, molte delle quali senza una passione storica per le moto. Quello che penso è che se modifichi una moto e le prestazioni peggiorano, allora fai una cosa che non ha senso.”

2017_05_17_Bylot (9 di 39)

Ma le Bylot le vendi? Gli chiedo infine. “Eh no. Ho ricevuto negli anni molte richieste ma non ho intenzione di buttarmi in un progetto commerciale. Cambierebbe tutto. E perderei quella scintilla che mi fa godere. Adesso ho in mente il mio ultimo progetto. Sarà un tributo alle moto “spillo”, come la Guazzoni 50 che avevo da piccolo. Avrà un motore 200 cc 4t oppure un 50 cc pazzesco dotato di compressore volumetrico. A progetti industriali non penso. Poi… se arriva un imprenditore e mi fa una proposta… staremo a vedere.”

2017_05_17_Bylot (31 di 39)

2017_05_17_Bylot (23 di 39)

2017_05_17_Bylot (12 di 39)

2017_05_17_Bylot (4 di 39)

Commenta con Facebook

Ti potrebbe interessare anche...

Entra nel giro

Ricevi in anteprima le nostre ultime notizie.

Ultimi articoli

La biblioteca Rust and Glory